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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0271
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CORRIERI

231

tute asportare con la mano, traendole fuori dal loro
posto. Tra i diversi sistemi discussi dalla Commissione
stessa e dopo aver avuto anche in iscritto il parere
di persone competenti, tanto da Milano quanto da Ve-
nezia, prevalse il partito di attenersi al sistema già
usato nelle più antiche riparazioni eseguite nella Si-
stina, le quali incominciarono fin dal secolo xvt e
risultano tuttora solide ed efficacissime. Tale sistema
consiste specialmente nell’applicazione di grappe me-
talliche, le quali modificate alquanto, di forma più
piatta ed arrotondata e tinteggiate in seguito dello
stesso colore della pittura che ricoprono, da basso non
sono punto visibili. Oltre le grappe, ai adottarono delle
colature di calce e pozzolana macinata che per la loro
omogeneità all’intonaco antico risultarono più efficaci
di altri mezzi provati ; avvertendo bene di aver fissato
prima con della scagliola i punti più pericolosi onde
il peso e l’umidità delle colature non premessero ed
anziché giovare ne fosse risultato un effetto contrario.
In alcuni punti dovette adattarsi una specie di pun-
tellatura; in altri l’applicazione di tela incollata; e
giovandosi delle antiche screpolature o praticando dei
piccoli fori, si potè iniettare tanto del suddetto liquido,
finché dall’intonaco dipinto non si sentisse risuonare
il vuoto, ma si riconoscesse la sua perfetta aderenza
alla costruzione.

«Si tenne regolarmente un giornale, ove si notarono
tutti i posti e tutte le operazioni eseguite, nonché le
osservazioni sugli antichi restiuri ed infine quanto si
potè riconoscere utile a conservarne memoria. Si con-
cesse anche a persone estranee di salire su i ponti
onde si accertassero del buon procedimento dei lavori.
Ma più grande vantaggio potè aversi dalla testimo-
nianza e dai consigli dei signori componenti la Com-
missione, tra i quali speciale riconoscenza io debbo
al prof. Gai per quanto si riferisce ad una intelligente
sorveglianza ed al prof. Steinmann per le sue cogni-
zioni storiche sugli antichi restauri.

« Quel grande crepaccio trasversale, erroneamente
creduto dipinto da Michelangelo e dimostrato tale an-
cora tre anni or sono in un periodico di Roma, pur
troppo indicava la direzione dei danni avvenuti alle
pitture della volta della Sistina. Con molto buon esito,
detto crepaccio era stato riempito con una mistura di
cera e pece che per la sua elasticità non contrastando
a tutte le oscillazioni che l’edificio subisse per cause
diverse, ha resistito egregiamente ed ha impedito
l’infiltrazione di polvere e d’insetti che avrebbero con-
tribuito a distaccare maggiormente rintonaco.

«L’idea di ravvivare i colori, sempre fatale perle
pitture murali, ebbe il suo triste effetto anche sulle
pitture di Michelangelo, le quali in occasione forse di
una delle antiche riparazioni, vennero ricoperte di una
qualche colla che il tempo in seguito ha annerito. Da
questa ragione risultano le macchie diverse che noi

vediamo, più oscure su quasi tutte le pitture e più
chiare ove queste per caso rimasero scoperte.

« Bene riconoscendo in quali pericoli si incorrerebbe
nel voler togliere quella velatura, pur se ne fecero
delle prove, le quali ben tosto dimostrarono all’atto
pratico come ogni lavatura o stropicciamento a tale
scopo diretto, sarebbe riuscito più che mai dannoso
alle pitture. E ciò in primo luogo per le ineguaglianze
che per il procedimento stesso, non che per la resi-
stenza della suddetta velatura si sarebbero rese visi-
bili ; ma più ancora perchè si sarebbero cancellati quei
lavori di perfezionamento da Michelangelo stesso ese-
guiti solo a tempera.

« Così anche ho voluto eliminare qualsiasi ritocco,
contrariamente all’opinione invalsa, tanto a Roma che
all’estero, che io non avrei osato di rifare anche le
parti mancanti.

« La Santità di N. S. Pio X, si degnava di auto-
rizzare in fine le riparazioni necessarie al colossale
affresco di Michelangelo, rappresentante il Giudìzio
finale. Su questo, benché l’intonaco nella sua gene-
ralità si conservi solidissimo, lungo il crepaccio tras-
versale si dimostrarono peraltro danni consimili alla
volta. Superando ogni difficoltà tutta l’opera di con-
solidamento venne egregiamente compiuta dai due
bravi artisti signori Cecconi Principi e Giovanni Cin
golani ».

Di tal modo, in meno di due anni, fu eseguito un
lavoro che ha destato l’attenzione e l’interesse di tutto
il mondo artistico non solo, ma di quanti per ragion
di studio o di patria, avendo l’occhio rivolto a Roma
e a’ suoi impareggiabili monumenti poterono convin-
cersi sui ponti dell’andamento regolare dei lavori; ed
a ragione potè la Commissione consultiva, nell’atto
di rassegnare il proprio mandato, rallegrarsi con S. E. il
maggiordomo, di aver potuto cooperare al compimento
di un’opera d’importanza eccezionale, i cui effetti è
lecito sperare siano per avere una lunga durata.

Rimane ora a far voti che eguali cure di consoli-
damento, per quanto meno necessarie, siano applicate
anche agli affreschi delle pareti laterali, perchè, se
merita scrupolosa attenzione l’opera del maestro in-
superato e insuperabile, uguali cure ed attenzioni sono
dovute alle opere dei grandi precursori, che gli hanno
spianata e preparata la via.

B. Nogara

Segretario della Commissione consultiva.

Nella Galleria nazionale a Palazzo Corsini. —

Federico Hermanin continua quella serie di esposizioni
di stampe che hanno sempre molto servito a diffon-
dere fra noi la conoscenza di un ramo artritico tanto
importante. La scelta e la disposizione della nuova
mostra non poteva essere meglio ispirata e con mag-
gior diligenza eseguita. Si compone degli acquafortisti
 
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