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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc.3
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0270
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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

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Non fu così per la scultura, per la quale i maestri d'Italia
chiamati in Francia trovarono una scuola in tutto lo splen-
dore della sua potenza. Il giorno in cui i maestri francesi
si lasciaron sedurre dalle novità italiane essi erano in grado
di comprenderle e di assimilarsele, e questa nuova arte vivrà
e si svilupperà maravigliosamente nelle loro mani, con questo
in piu che i maestri francesi continueranno l’arte de! Rina-
scimento nel momento in cui, in seguito a profondi scon-
volgimenti sociali, quest’arte in Italia si arresterà. Tutto il
xvr secolo francese, tutta l’arte dei Valois, è la continua-
zione dell’arte di Leonardo da Vinci, di Raffaello, di Ben-
venuto Celimi.

Non voglio aggiungere altro sul libro di Paolo Vitry :
analizzarlo varrebbe far tutta la storia dell’arte francese. Quel
che ho detto basti a mostrare l’interesse straordinario di
questo libro, vero museo dell’arte francese del XVI secolo.

Il volume teste pubblicato è consacrato alla prima parte
del secolo. Il Castello di Gaillon, la pura meraviglia di
quest’epoca, è opera completamente italiana. Il secondo vo-
lume, che bentosto seguirà il primo, sarà ancora più inte-
ressante, perchè ci farà conoscere la fine di quel primo Ri-
nascimento che spira, in Francia come a Roma, sotto i colpi
della Contro Riforma, nel momento stesso in cui esso era
nel suo più vivo splendore con degli artisti quali Germain
Pilon et Jean Gujon. (Marcel Reymond).

Pittura.

105. Cioni (M.) Di uno stendardo dipinto del Dolci.
(Rivista d'arte: Appunti d’archivio, VII, 1910, pa-
gina 143-15*’).

Se non certamente distrutto, ci è però ancora ignoto
questo dipinto di Carlo Dolci, convertito da stendardo in
quadro, e rappresentante San Filippo Benizzi tra Angeli, e
storiette della vita del santo. Il pittore ebbe commesso il di-
pinto dalla Compagnia di San Filippo in occasione di un
pellegrinaggio che questa indisse per Loreto, ma siccome
la commissione non fu fatta in forma legale, al momento di
completare il pagamento ne nacque una lite, di cui il Cioni
ci dà i più importanti tratti dei documenti, costruendone
tutto l’andamento, e ricavandone notizie precise su questa
opera ancora desiderata.

106. Gamba (C.) Un ritratto di Cosimo I del Pon-
tormo. (Rivista d'arte, VII, 1910, pag. 125-127).

Oltre a questo ritratto di Cosimo giovanetto, fatto su di
una tavoletta, assai sfregato e guasto da una antica lavatura,
gli Uffizi possiedono anche un disegno (n. 6528) a carbon-
cino di mano del Pontormo, la qual cosa e i caratteri sti-
listici della pittura ne rendono certa l’attribuzione a questo
maestro. Il G. illustra e mette in rilievo l’importanza del
disegno e della tavoletta.

107. Guiffrey (Jean) La peinture frangaise. Les
primitifs. In folio, PI. 47. — Paris, Morel, Eggimann
successeur.

L’A. continua in questo secondo fascicolo a darci, in ri-
produzioni eccellenti, pitture francesi della fine del Trecento
e del Quattrocento. Notiamo fra le altre, la tavola posse-

duta da M. Martin e quella di una privata collezione Ita
vola 3a) che hanno rapporto con Stefano Lochner: entrambe
presentano corrispondenze in genere coi maestri che ebbero
tante comuni tendenze nei primi decenni del Quattrocento
in tutta 1’ Europa centrale.

108. Mori ni (Dott. Alfonso) Gli affreschi, di Ni-
cola da Siena nel coro monastico di Sant'Antonio abate
in Cascia. (Rassegna d'arte senese, VI, 1910, pag. 31-35).

Nell’abside e nel coro, tra loro comunicanti, di una chiesa
posta al di fuori delle mura di Cascia, dedicata a Sant’An-
tonio, sono notevoli degli affreschi del secolo decimoquinto.
Quelli che rivestono tutta l’abside, con le storie di Sant’An-
tonio lungo le pareti e i quattro evangelisti nel catino, sono
in gran parte ancora coperti di calce, quelli che decorano
l’intero coro coi fatti della vita di Cristo, sono ben conser-
vati. Nella parete di fondo la scena del Calvario porta la
data: A * D * MCCCCLXI, e sulla parete destra un’enfatica
iscrizione latina in caratteii gotici ci dà anche il nome del-
l’artisla, un Nicholaus, quem pia Sena dedit. E di questo
Nicola da Siena il M. vuol fare ora un tardissimo seguace
di Duccio di Boninsegna, e un buon seguace, che se in alcuni
particolari riesce inferiore al maestro in altri lo supera. Ma
in nota a quest’articolo il De Nicola, dopo aver detto che
non abbiamo elementi per poter identificare questo Nicola da
Siena con Nicolò d’Ulisse o con Nicolò di Mariano, pure se-
nesi che lavorano nello stesso periodo che il pittore della
chiesetta umbra, aggiunge che questi è senese solo di na-
scita e che la sua vita si sarà svolta lontano da Siena, e
trova nell’arte di lui piuttosto rapporti stretti con l’arte
umbra, specialmente con quella che fa capo ad Ottaviano
Nelli e con quell’arte abruzzese che deriva in gran parte
dall’ Umbria, per esempio con gli affreschi della cattedrale
di Atri, e conclude che non è il caso- di pensare a raffronti
con Duccio o con altri senesi nè di dover modificare le idee
che abbiamo sullo sviluppo dell’arte senese.

109. g. p. Nuovi documenti su Maso M Banco .(Rivista
d'arte: Appunti d’archivio, VII, 1910, pag. 153-155).

Due documenti del 1341, uno del 29 settembre, l’altro
del i° ottobre, che si riferiscono ad un sequestro di oggetti
di uso e di alcune tavole dipinte appartenenti a Maso del
fu Banco, fatto nella bottega di Sandro di Giovanni ad istanza
di Rodolfo dei Bardi e compagni.

no. Pericins (F. M.) e De Nicola (G.) Alcuni
dipinti di Lippo Vanni. (Rassegna d'arte senese, VI,
1910, pag. 39-41). .

Grazie a ricerche e studi diligenti e amorosi la persona-
lità di lappo Vanni comincia a determinarsi più nettamente.
Di questo maestro il P. ci fa nota un’opera firmata e da-
tata del 1358, un trittico con la Vergine che tiene ritto sulle
sue ginocchia il Bambino, accanto al trono duè angeli, San
Domenico e Santa Susanna nella parte centrale, nei due
sportelli quattro storie della vita di Santa Susanna. Il gra-
zioso dipinto trovasi nel Monastero dei SS. Sisto e Dome-
nico in Roma.

La rassomiglianza perfetta del Bambino di questo trittico,
insolitamente vivace, col Bambino del quadro già Imbert
 
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