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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0519

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

397

nardo sono i punti di partenza per tale studio. Per influsso
degli amatori d’arte che trovavano gusto nel trompe-Voeuiì,
nelle espressioni sentimentali e nel colorito brillante dei
quadri fiamminghi, e anche per quell’aumento spontaneo di
grettezza realistica che si può notare nei successori di Ma-
saccio e che viene abolita da Leonardo — fatto, questo se-
condo, di cui a torto non tiene conto il Mesnil — i pittori
italiani assimilarono ciò che di vantaggioso per l’arte loro
era nella tecnica fiamminga senza modificare punto la loro
direttiva. Invece i pittori fiamminghi a traverso il Quattro
cento non vollero accorgersi delle conquiste della piftura
italiana, salvo che per la prospettiva lineare — anche in
ciò parzialmente — e in qualche atteggiamento della figura
umana, usato da Gherard David ; così che, quando al prin-
cipio del secolo xvi gli artisti italiani pienamente sicuri di
se si diedero alla conquista d’Europa, i fiamminghi, che non
si erano tenuti al corrente del progresso compiuto, abban-
donarono le qualità nazionali per buttarsi a copiare.

Seguono due studii complementari sui rapporti tra inci-
sori tedeschi e italiani, e sopra la dipendenza di alcuni
scultori fiamminghi e l’indipendenza negl’ italiani dalle rap-
presentazioni dei Misteri, correggendo ripetute confusioni tra
influsso artistico e influsso iconografico.

Pur mantenendo i vari capitoli del lavoro l’aspetto di
studii a sè, essi mirano a indicare i principali rapporti e dif-
ferenze fra le due arti, a respingere le esagerazioni più
volte stampate in proposito, e riescono una sintesi chiara e
convincente.

in Badia, e la riproduzione di una medaglia del Pastorino,
rappresentanti la moglie di Giorgio, Niccolosa Bacci.

148. Ricci (Corrado) Giorgio Vasari. (Nuova An-
tologia, a. 46, voi. 154, pag. 353-360; Roma, 1911).

Discorso commemorativo in occasione del centenario va-
sariano. L’A. mette in rilievo l’interesse decorativo del Va-
sari pittore e i pregi dell’architetto, muove un inno al
Vasari storico dell'arte. Tratta infine dell’attaccamento del
Vasari ad Arezzo.

149. Tarchiani (Nello) La mostra del ritratto
italiano a Firenze. (Nuova Antologia, voi. 152, pag. 664-
672; Roma, 1911).

Architettura.

150. Gnoli (Domenico) Il Palazzo Sacchetti in
Roma. (Bollettino d'arte, V, 1911, pag. 201-206).

Il palazzo Sacchetti è stato ritenuto come una tipica opera
di Antonio da Sangallo, semplicemente perchè sullo stesso
luogo sorgeva la casa del Sangallo, distrutta, come un do-
cumento trovato dal Gnoli dimostra, tra il 1552 e il 1557,
dal cardinale Ricci a fine di costruirvi sopra il palazzo, oggi
esistente col nome Sacchetti. Annibaie Lippi, figlio di Nanni
di Baccio Bigio, è il probabile autore tanto del palazzo Sac-
chetti quanto di quello dell’Accademia di Francia.

151. Mauceri (Enrico) I Bellomo e la loro casa.
(.Bollettino d'arte, V, 1911, pag. 183-196).

Tesse la storia della famiglia Bellomo e mette in rilievo
l’importanza storica c artistica della loro casa in Siracusa a
proposito del recente restauro eseguito dal locale Ufficio dei
monumenti.

152. Rodocanachi (E.) La trasformazione di Roma
ai tempi di Giulio li e Leone X. (Nuova antologia,
voi. T52, pag. 45-53; Roma, 1911).

153. Salinas (Antonino) Un palinsesto araldico
svevo-angioino nel Duomo di Messina. (Bollettino d'arte,
V, 1911, pag. 89-92).

Negli avanzi dipinti del soffitto del Duomo di Messina,
ha trovato un stemma con l’aquila di Manfredi ricoperto dai
gigli angioini, il quale dimostra come il soffitto distrutto
nel 1908 forse rimase in parte illeso nell’incendio del 1254
o 1259, e non fu un rifacimento posteriore come era stato
creduto sin qui.

Scultura.

154. Cannizzaro (M. E.) Rilievi con, rappresenta-
zioni di caccia nella chiesa di San Saba in Roma.
(Bollettino d'arte) V, 1911, pag. 233-235).

155. Cantalamessa (Giulio) Una scultura ignota
del Bernini. (Bollettino d'arte, V, 1911, pag. 81-88).

Pubblica un busto in marmo, rappresentante il cardinale
Ginnasi, e dimostra che fu scolpito dal Bernini circa il 1620.
Il busto era ignorato nel convento di Santa Maria della Vit-
toria, ed è ora per opera dell’A. assicurato alla R. Galleria
Borghese. Stilisticamente è uno dei ritratti meno enfatici e più
veristi che il Bernini abbia fatto.
 
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