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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 1
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Ciartoso Lorenzetti, Maria: Note su Antoniazzo Romano degli affreschi in Santa Croce in Gerusalemme e di due imagini votive
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0074

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NOTE SU ANTONI AZZO ROMANO

DEGLI AFFRESCHI IN SANTA CROCE IN GERUSALEMME

E DI DUE IMAGINI VOTIVE

li affreschi che ornano la grande abside della basilica di Santa Croce in Gerusalemme,
JT comunemente attribuiti al Pinturicchio od a qualche maestro umbro,1 debbono invece
considerarsi come una nuova e maggiore manifestazione artistica di Antoniazzo e della sua
fiorente scuola.

Nel 1492 quando il cardinale Gundisalvo de Mendoza ideò la grande decorazione de
l’abside della basilica, il nostro pittore era nel periodo più vigoroso della sua arte nel mo-
mento in cui gli insegnamenti e gl’influssi del suo unico e grande maestro Melozzo non si
erano ancora del tutto affievoliti e quando aveva assunto grandi ed importanti lavori, assistito
dai suoi numerosi discepoli e collaboratori. I dipinti che ancor oggi si ammirano in Santa
Croce, sono pur troppo deturpati, in massima parte, dall’opera di un indegno restauratore,
ma per fortuna quel poco rimasto immune è la parte più potentemente condotta di tutto
l’affresco e lascia, nello stesso tempo imaginare, quale fosse lo spirito e l’intendimento
artistico che animava queste pitture. In linea generale, Antoniazzo ebbe la direzione del
lavoro e buona parte del disegno è opera sua, ma quasi tutta l’esecuzione dell’affresco l’affidò
ai suoi aiuti e discepoli, l’opera dei quali, la differente loro natura artistica è facile riscon-
trarla anche sotto il restauro.

In una narrazione breve, concisa, senza abbondanza di particolari, si svolgono e susse-
guono da sinistra a destra le storie dell’invenzione ed esaltazione della Croce. Nella volta
de l’abside, il Cristo entro una mandorla è seduto, in atto di benedire, su un doppio cumulo
di nubi ; ai lati un gruppo di tre puttini su le nuvole, volano in un campo azzurro cosparso
di stelle e circoscritto da una fascia di cherubini.

La scena si svolge in un paesaggio ampio, chiaro, luminoso, limitato da catene di mon-
tagne che si susseguono in linee ondulate, chiuso ai lati da rialzi di terreno su cui sorge
Gerusalemme.

Nella narrazione, Antoniazzo, come del resto furono soliti tutti i pittori del Quattro-
cento, si attenne nello svolgersi del fatto, strettamente alla leggenda aurea e poiché gli av-
venimenti a narrarsi erano numerosi, egli economizzò lo spazio e le sue scene brevi e con-
cise son prive di soverchi particolari. Nel mezzo della parete de l’abside, s’inalza gloriosa
la croce che Sant’Elena sorregge e che un cardinale adora in ginocchio.

1 II Besozzi (Storia della basilica dì Santa Croce,
1750, pag. 56) attribuisce, senza alcuna notizia docu-
mentata, gli affreschi al Pinturicchio : questa attribu-
zione venne modificata dallo Steinmann (Rom in der
Renaissance, Leipzig, 1899, pag. 94) che assegna questi

affreschi ad un maestro umbro.

Lo Schmarsow (note a l’Albertini pag". 7) giudica
per primo, questi affreschi opera di Antoniazzo il
quale sarebbe stato aiutato, a suo giudizio, dal
figliuolo.
 
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