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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 5
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0430

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

Storia dell’arte in generale

141. Bodrero (Emilio) Per il patrimonio artistico.
(Estratto dall 'Acropoli, I, voi. IV; Firenze, i9ir).

Propone V istituzione di enti privati atti a raccogliere le
opere d’arte esistenti presso i privati d’Italia, con lo scopo
di renderle accessibili a tutti e nello stesso tempo di otte-
nere ch’esse fruttino ai proprietari un vantaggio pecuniario
annuo ricavato dalle tasse d’ingresso e dai sussidi del Go-
verno e di altri enti pubblici. La proposta è ingegnosa, ma
si fonda sopra una troppo grande illusione circa l’importanza
degli oggetti d’arte che si trovano ancora nelle mani dei pri-
vati in Italia.

142. Gamurrini Le opere di Giorgio Vasari in
Arezzo. — Arezzo, Smotti, 1911. Con illustrazioni.
In-8°, pag. 58.

L’Accademia Petrarca di Arezzo, nel compiersi il IV Cen-
tenario della nascita del Vasari, ha pubblicato un elenco
delle numerose pitture e delle opere architettoniche fatte
per la sua città dall’illustre aretino, e ne ha compiuta la
compilazione il comm. Gamurrini, presidente dell’Accademia,
con amore e diligenza. Alla sua cura però mi pare che sia
sfuggito di ricordare la tavoletta con Apollo e Marsia esposta
ora dal Comune di Arezzo in Castel Sant’Angelo; e il di-
segno della chiesetta di Santa Maria Maddalena entro la
quale si conserva la nota Madonna del Duomo Vecchio di
Spinello Aretino.

11 Gamurrini termina il suo scritto dichiarando insoste-
nibile, dopo l’esame dei documenti, la rivendicazione delle
carte vasariane, già da lui affermata; e accenna alla tavola
che lo Stato donò alla città di Arezzo per il centenario va-
sariano credendola erroneamente quella che il Vasari ricordò
d’aver fatto per Messer Bindo Altaviti.

143. H ermanin (Federico) Le mostre retrospettive
in Castel Sant'Angelo. (Nuova antologia, voi. 152,
pag. 533-54i; Roma, 1911).

144. Lemonnier (Henry) L’art frangais au temps
de Louis XIV (161 i-i6qo). — Paris, Hachette et C.ie,
1911, pag. 354.

Sintesi chiara ed efficace del periodo che diede alla Francia
un’arte unitaria, causata dall’accentramento nel Sovrano di
ogni manifestazione civile, e fondata sull’ illusione di avere

raggiunto un’estetica infallibile e di potere in essa costrin-
gere la fantasia degli artisti. Colbert come governatore delle
belle arti, Le Brun come pittore e fornitore di disegni agli
scultori, Francois Blondel e Claude Perrault come architetti,
personificano il periodo. Il quale ha per gl’ Italiani la mas-
sima importanza in quanto sanziona ideologicamente e pra
ticamente l’imitazione dello stile italo antico, t più precisa-
mente di Vitruvio e dei suoi continuatori italiani, delle copie
romane di scultura greca, della pittura di Raffaello. Mal-
grado la precisione dettagliata delle norme teoretiche, i pit-
tori imitano di fatto i Caiacci e la loro scuola, gli scultori e
gli architetti, il Bernini; senza raggiungere il loro valor pas-
sionale, eguagliandoli nella suntuosità de’ risultati, superan-
doli nella dignitosa discrezione del gusto. Tale carattere e
la liberazione del rigore delle norme teoretiche, avvenuta
con la morte di Colbert e la caduta in disgrazia di Le
Brun (1683), preparano l’arte nazionale francese del se-
colo xvrn.

Il rapporto tra il carattere degli uomini, la natura delle
dottrine.e il risultato delle opere è studiato a parte a parte
con padronanza della materia, con l’acume di chi sa rispar-
miare al lettore gl’ inutili particolari.

(/. v.\.

145. Mesnil (Jacques) L’art au nord et au sud
des Alpcs à l’époque de la Renaissance. — Bruxelles-
Paris, G. van Oest, MCMXI, pag. 132.

Il carattere principale di questo libro è di basarsi su poche
opere scelte come tipiche per la propria trattazione, e di sa-
pere trarne tutti gli elementi vivi di considerazioni generali.

Stabiliti i caratteri internazionali dell’arte gotica al prin-
cipio del Quattrocento a proposito delle Ore di Chantilly ;
l’A. indica con grande chiarezza la differenza fra il realismo
fiammingo e il realismo italiano, il primo atto per quadretti
ad olio, il secondo per grandi affreschi; il primo trascurante
l’insieme pur di rendere con perfetta esattezza i particolari,
il secondo più oculato, più intenditore della differenza tra
verismo artistico e verità reale, più preoccupato di mettere
la figura nel punto dovuto dello spazio anzi che di copiare
le accidentalità della pelle j il primo raggiungente il suo
apice nello stato d’animo, il secondo, nel dramma. Il polit-
tico di Gand de’ fratelli Van Eyck e il pagamento del tri-
buto di Masaccio, le due Cene di Thiéry Bouts e di Leo-
 
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