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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: Il primo maestro di Raffaello
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0171

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IL PRIMO MAESTRO DI RAFFAELLO

FONDATORE della scuola pittorica urbinate fu Piero della Francesca, il sapiente maestro
che fece di Arezzo, posta nel crocicchio delle tre strade moventi da Firenze, da Siena e
dall’Umbria, un’artistica capitale. Il celebre pittore, che fu, a detta di Luca Pacioli, «mo-
narca a’suoi dì», suscitò ad Urbino la scuola che da Fra’Carnevale giunge a Bramante,
diffonditore in Lombardia del verbo di Piero. Quando il padre di Raffaello, Giovanni Santi,
fu portato fanciullo a Urbino, tutta l’arte era devota al gran maestro di San Sepolcro. Il
piccolo montanaro, figlio d’un mercante di grano, guardò prima alle opere di Fra, Carnevale,
poi ad un altro pittore, a Giusto di Gand, protetto da Federico di Montefeltro, che aveva
eseguito per la corte Urbinate numerosi ritratti, per la Confraternita del Corpus Domini il
celebre Cenacolo; ma le dolcezze del chiaroscuro di Fra Carnevale, come le raffinatezze
fiamminghe, dovettero sembrare ardue a Giovanni Santi, che, pure affannandosi a lustrare i
pavimenti de’ suoi altari, i marmi delle sue finte nicchie, rimase sempre grosso e rude.
Non rinunciò mai alle sue convenzioni, che con un senso divoto ripetè in ogni quadro ;
mormorò sempre in tono basso la stessa preghiera. Eppure la sua opera, come disse lo
Sclimarsow, fu il preambolo di quella di Raffaello. E non quello scrittore, così diligente
biografo di Giovanni Santi, ma molti altri storici fantasticarono sui rapporti del padre col
figlio. In un angiolo della cappella frescata da Giovanni nella chiesa de’ Domenicani a Cagli,
si riscontrarono i lineamenti di Raffaello, che era in tenera età quando la pittura fu eseguita.
Anche in un quadro che si trova nel convento di Monte Fiorentino, vi sono angioli che
richiamarono il nome del figliuoletto del pittore. Si è voluto trovare a viva forza gli accenni
a questi nell’opera paterna, e quando cadde dalla tavolozza di Giovanni una stilla di dol-
cezza si gridò il nome di Raffaello. Nella casa del Santi a Urbino èjuna Madonna col Bam-
bino : quella con la fronte convessa, come soleva il pittore dipingere le sue figure muliebri ;
e si è veduto nell’immagine Santa il desiderio del padre di Raffaello di perpetuare i linea-
menti della propria moglie coll’assegnarli alla Madre divina, e perfino la prova della sua
tenerezza per il figliuoletto, che sembrò riprodotto nel fanciullo Gesù. Ma se Giovanni
Santi non influì nello sviluppo artistico di Raffaello, è molto verosimile che qualche forma
dell’arte paterna fosse a lui tramandata negli anni della sua adolescenza, sull’inizio della vita
precoce dell’artista.

Sull’educazione di Raffaello gli studiosi, sino a trent’anni fa, erano d’accordo nell’am-
mettere che il Perugino era stato il primo maestro di Raffaello ; ma la pubblicazione degli
studi di “Giovanni Morelli ruppe l’accordo secolare, e Timoteo Viti d’Urbino fu dai molti
ritenutola seconda delle affermazioni critiche del Morelli, colui che primo tracciò la via
luminosa all’Urbinate. Ma il Magherini Graziani nel 1908 pubblicò nel Bollettino della
R. Deputazione di Stona patria per /’ Umbria due preziosi documenti, i quali attestano che
ai io di dicembre 1500 Raffaello non era a Perugia, a lavorare nel Cambio, non al seguito
di Pietro Perugino, ma invece a soli diciotto anni, imprendeva insieme con Evangelista di
Piandimeleto, l’esecuzione dell’ancona d’altare rappresentante San Nicola da Tolentino per
 
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