138
ENRICO MAUCERI
San Martino delle Scale insieme con una vecchia cronaca monastica dove il coro è detto
opera di artisti napoletani; documenti ambidue accennati dal Di Marzo.1
Quale dubbio può dunque rimanere? Il monastero di San Martino delle Scale si rivolse
a quello di San Severino dello stesso ordine ; una copia del contratto ottenne, affinchè ser-
visse di norma; e la nuova commissione dovette dare a Napoli ai medesimi Tortelli e Chia-
rini che si servirono forse anche di altri aiuti, diversi dai primi. Non sarebbe per altro impro-
babile che i vari elementi del coro fossero stati lavorati a Napoli sui disegni dei due valorosi
maestri e che in seguito venissero composti sul luogo.
Del resto, l’anno 1597 segnato nel coro di San Martino delle Scale, non sarebbe che
una data di termine, e se dodici anni ci vollero pel compimento del coro di San Severino,
altrettanti dovettero passarne per quello di San Martino delle Scale.
A dimostrarne le somiglianze stilistiche è inutile che io faccia parole, bastando la qui
riprodotta fotografia di un particolare del coro di San Severino; e non comprendo perchè il
Di Marzo in quello di San Martino non riscontri « l’anteriore eleganza e purezza » e vi
veda invece « influssi del decadimento ».
* *
Nei secoli XVII e XVIII l’arte dell’intaglio in legno ebbe grande sviluppo in Sicilia con
l’accrescersi degli ordini monastici, con l’arricchirsi delle chiese che gareggiavano in son-
tuosità e fasto decorativo. In nessun altro paese, meglio che in Sicilia, il « barocco » trovò
terreno adatto al suo germoglio.
Citiamo, fra i tanti intagliatori isolani, i Lo Cascio da Chiusa e i Li Volsi da Nicosia.
Giambattista e Stefano Li Volsi eseguirono i magnifici stalli della cattedrale nicosiana
e forse anche il coro e i ricchi armadi della sagrestia della madre chiesa di Castrogiovanni,
che sono bellissimi modelli d’intaglio barocco, ma dei quali sono dispiacente di non poter
dare una riproduzione fotografica.
Non mancano esempi di cori del Settecento, e veramente grandioso è quello in noce della
chiesa dell’ex convento dei Benedettini di Catania (fig. 13), composto di 96 stalli e con buone
sculture negli specchi, opera di Niccolò Bagnasco da Palermo. Vi sono rappresentate scene
del vecchio e nuovo Testamento ed inoltre episodi della vita di San Benedetto, San Placido,
San Mauro, San Niccolò e San Gregorio Magno. Sotto la rappresentanza delle Nozze di
Cana si legge :
NICOLÒ BAGNASCO. SC. PAL.
Anche gli armadi della sagrestia sono dello stesso autore.
Enrico Mauceri.
Op. cit., voi. I, pag. 702.
ENRICO MAUCERI
San Martino delle Scale insieme con una vecchia cronaca monastica dove il coro è detto
opera di artisti napoletani; documenti ambidue accennati dal Di Marzo.1
Quale dubbio può dunque rimanere? Il monastero di San Martino delle Scale si rivolse
a quello di San Severino dello stesso ordine ; una copia del contratto ottenne, affinchè ser-
visse di norma; e la nuova commissione dovette dare a Napoli ai medesimi Tortelli e Chia-
rini che si servirono forse anche di altri aiuti, diversi dai primi. Non sarebbe per altro impro-
babile che i vari elementi del coro fossero stati lavorati a Napoli sui disegni dei due valorosi
maestri e che in seguito venissero composti sul luogo.
Del resto, l’anno 1597 segnato nel coro di San Martino delle Scale, non sarebbe che
una data di termine, e se dodici anni ci vollero pel compimento del coro di San Severino,
altrettanti dovettero passarne per quello di San Martino delle Scale.
A dimostrarne le somiglianze stilistiche è inutile che io faccia parole, bastando la qui
riprodotta fotografia di un particolare del coro di San Severino; e non comprendo perchè il
Di Marzo in quello di San Martino non riscontri « l’anteriore eleganza e purezza » e vi
veda invece « influssi del decadimento ».
* *
Nei secoli XVII e XVIII l’arte dell’intaglio in legno ebbe grande sviluppo in Sicilia con
l’accrescersi degli ordini monastici, con l’arricchirsi delle chiese che gareggiavano in son-
tuosità e fasto decorativo. In nessun altro paese, meglio che in Sicilia, il « barocco » trovò
terreno adatto al suo germoglio.
Citiamo, fra i tanti intagliatori isolani, i Lo Cascio da Chiusa e i Li Volsi da Nicosia.
Giambattista e Stefano Li Volsi eseguirono i magnifici stalli della cattedrale nicosiana
e forse anche il coro e i ricchi armadi della sagrestia della madre chiesa di Castrogiovanni,
che sono bellissimi modelli d’intaglio barocco, ma dei quali sono dispiacente di non poter
dare una riproduzione fotografica.
Non mancano esempi di cori del Settecento, e veramente grandioso è quello in noce della
chiesa dell’ex convento dei Benedettini di Catania (fig. 13), composto di 96 stalli e con buone
sculture negli specchi, opera di Niccolò Bagnasco da Palermo. Vi sono rappresentate scene
del vecchio e nuovo Testamento ed inoltre episodi della vita di San Benedetto, San Placido,
San Mauro, San Niccolò e San Gregorio Magno. Sotto la rappresentanza delle Nozze di
Cana si legge :
NICOLÒ BAGNASCO. SC. PAL.
Anche gli armadi della sagrestia sono dello stesso autore.
Enrico Mauceri.
Op. cit., voi. I, pag. 702.