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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc.3
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Zippel, Giuseppe: Paolo II e l'arte: Note e documenti
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0213

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PAOLO II E L’ARTE

NOTE E DOCUMENTI

IV.

Gli edifici di San Pietro.

1A prosa commossa di messer Giannozzo Manetti, l’amico e biografo di Nicolò V, come

_j fornisce ragguagli minuti e precisi sulla trasformazione della basilica vaticana, progettata

e in piccola parte iniziata dal papa sarzanese, così permette di rappresentare alla fantasia,
sia pur con minore esattezza che per la basilica, il piano grandioso di trasformazione e di
ampliamento del palazzo apostolico presso San Pietro in Vaticano. I registri dell’ammini-
strazione pontifìcia attestano che papa Nicola erogò, a cominciare dai primi anni del suo
regno, assai considerevoli somme 1 per l’esecuzione di codesto progetto, che nessun pontifi-
cato, per quanto lungo e opulento, avrebbe potuto condurre a termine; ma di cui la breve
esistenza del Parentucelli non vide che il primo avviamento. Per opera sua ebbe cospicui
ingrandimenti e abbellimenti l’antico palazzo papale, ossia il colossale quadrato di edifici
racchiudenti il cortile « del Papagallo », composti del pianterreno e di due piani, ciascun
de’ quali doveva — secondo il Manetti 2 — servire al soggiorno del pontefice, alternativamente,
nel tempo estivo, nei mesi invernali, e nelle mite stagione equinoziale ; benché, consueta
dimora di Nicolò V sarà stato il piano superiore, dove Giovanni da Fiesole dipinse per lui
lo « studio » famoso (oggi chiamato Cappella di San Lorenzo) e dove sorgeva la cappella
secreta, che Paolo III demoli.3 In questo appartamento (più tardi immortalato dal pennello

1 A 115 mila ducati sommano le spese sostenute
da questo papa per la fabbrica della basilica e del
palazzo di San Pietro, registrate nei documenti ca-
merali (Muentz, Les arts, cit., I, pag. m segg.); se-
condo il suo biografo Canensi, Paolo II consumò 116
mila ducati nelle fabbriche di San Marco. Le somme
registrate per Nicolò V non vanno però oltre l’anno 1453;
ma è da credere che nei due ultimi anni del pontifi-
cato il Parentucelli, intento ai rimedi contro l’avanzata
dei Turchi in Europa, abbia dovuto trascurare gli edi-
fici prediletti, che avevano fino allora assorbito buona
parte delle rendite della Chiesa.

2 Vita Nicolai V stimmipontificis, in Rer. Itaì. Scrip-

tores, to. Ili, parte II, col. 934 c. Il testo del Manetti,
nella edizione del Muratori e degli altri che dal Mura-
tori lo riprodussero, va corretto secondo le varianti

contenute nello studio di F. Pagnotti, La Vita di
Nicolò V scritta da G. Manetti, in Archivio d. Società
Romana di storia patria, XIV, pag. 421 sgg.

ì O. Panvinius, De praestantia basilicae S. Petri
(nello Spicilegium del Mai, to. IX, pag. 375): « Nico-
« laus V sacella duo fecit, quorum unum sancti Nicolai,
«a Paulo III dirutum est, aliud sancti Laurentii, quod
« adhuc superest... ». 11 Muntz (Les arts, I, pag. 126)
giustamente riconobbe l’attuale cappella di San Lo-
renzo nello « studio » di cui parlano i documenti delle
fabbriche di Nicolò V. Della cappella di San Nicolò
è ricordo in un autore contemporaneo, il cerimoniere
papale Agostino Patrizi il quale, decrivendo per or-
dine di Paolo II il soggiorno a Roma di Federico III,
nel 1468, ci fa sapere che all’arrivo dell’imperatore,
dopo il primo incontro nella basilica vaticana, il papa
 
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