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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc.3
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Marangoni, Matteo: La scuola bolognese alla mostra del ritratto italiano a Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0243

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LA SCUOLA BOLOGNESE

ALLA MOSTRA DEL RITRATTO ITALIANO A FIRENZE

ra sì nobile concorso di pittori e di scuole degli ultimi tre secoli scorsi1 che, qui con-

venuti da ogni parte come ad un gaio ritrovo, allietano le severe sale di Palazzo Vecchio,
la scuola bolognese merita speciale riguardo per essere stata nel seicento e anche nel sette-
cento, si può dire, madre e maestra a quasi tutte le altre d’Italia, essa che, come la ve-
neziana, si mantenne florida e indipendente sino all’ottocento tra l’imbastardirsi delle altre.
Per questa considerazione e perchè fra le più degnamente rappresentate alla Mostra credetti
opportuno farne argomento di speciale studio.

Sono ben quarantun ritratti di pittori bolognesi quasi tutti esposti nella sala del Tinello
nel superbo quartiere di Eleonora da Toledo e che comprendono uno spazio di tempo che,
da Bartolomeo Passarotti (c. 1530-92?) il più antico, va sino a Gaetano Gandolfi, (1784 1802)
il più moderno dei pittori della vecchia scuola bolognese rappresentati. Di questi ritratti
trentuno sono di proprietà privata e quindi poco o punto noti prima d’ora.

Vien dunque cronologicamente per primo Bartolommeo Passerotti artista già più per-
sonale dei suoi compagni bolognesi ma nei ritratti poi così valente che lo stesso Guido
Reni lo stimava tra’ primi dopo Tiziano e pari ai Carracci.

Preferiva egli disporli in gruppo così che quasi dessero l’idea di una composizione
(fig. 1) e questa, che si crede la famiglia dell’artista ce ne offre appunto un esempio.

Il Borghini comtemporaneo del pittore parlando dei suoi ritratti dice che somigliavano
« meravigliosamente » ; e anche da questo gruppo emana un tale senso di schietta sincerità
e di sano realismo un po’ rude che è la più chiara prova della sua spontaneità nel rendere
il carattere individuale.

I biografi lodano pure la sua rara abilità come disegnatore in penna (anche nel ritratto
agli Uffizi è come tale rappresentato) che gli valse l’avere a scolaro Agostino Carracci il
quale ne profittò per le sue incisioni; e anche in quest’opera appare l’energia e l’impeto del
disegnatore in penna, che non potendo modificare come colla matita un segno già tracciato,
deve lavorare di primo getto con sicurezza e decisione ; metodo che se da una parte insidia
alla correttezza, offre dall’altra gl’impagabili vantaggi dell’efficacia e della spontaneità. Tali
risultati si osservano in questo quadro che ha durezze e scorrezioni, ma in compenso fre-
schezza, sincerità, forza e carattere in abbondanza. Certi tratti dei capelli e delle barbe paiono

* * *

1 La Mostra comprende solo il periodo dalla fine del '500 al 1S61.
 
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