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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 2
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Erbach-Fürstenau, Adalbert: La miniatura bolognese nel trecento, [2]: (Studi su Nicolò di Giacomo)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0139

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LA MINIATURA BOLOGNESE NEL TRECENTO

(STUDI SU NICOLÒ DI GIACOMO)*

IN maniera evidente le due mezze figure femminili nelle intrecciature delle liste ai margini
indicano, quale autore, il giovane Nicolò. L’espressione della faccia, studiatamente leggiadra,
prodotta dagli angoli della bocca voltati in alto è abituale nelle sue opere giovanili sino
al 1355 circa. Le tre miniature pubblicate provenienti da san Pietro 63-B sono rinchiuse in
una cornice non solita al pseudo-Nicolò. Dei medaglioni e dei nodi interrompono le liste
intrecciate d’oro in modo che i medaglioni sono collocati negli angoli, mentre i nodi sono
inseriti nei lati longitudinali ed in quei trasversali del rettangolo. Conosciamo un solo ma-
noscritto nel quale è stato adoperato dovunque un sistema di decorazione del tutto simile
a quello testé accennato, cioè 1 'Officium S. Marine di Kremsmùnster dell’anno 1348, che
anch’esso ha una stretta affinità con le opere giovanili di Nicolò.

I seguenti caratteri distinguono quest’opera importante, di cui si è occupato sin’ora il
solo Neuwirth, dai lavori del predecessore : e cioè, la struttura proporzionata dei corpi i
cui errori non derivano affatto da mancanza di sentimento naturalistico, ma esclusivamente
da nozioni insufficienti. Un tipo di Cristo spiacevolmente dolce, una vera testa da ragazzo
dalla barba appiccicata. Gli angoli della bocca voltati in su, ed in fine le mani esagerata-
mente troppo piccole anche per il pseudo-Nicolò. Tutto ciò tradisce il principiante già bene
avviato nella tecnica della pittura però ancora inesperto del disegno. Astrazione fatta della
parte figurata l’ornamento di entrambi i codici s’accorda nell’essenziale ; il pseudo-Nicolò ha
ultimato il messale di san Pietro con l’aiuto di Nicolò di Giacomo, mentre le miniature di
Kremsmùnster sono state fatte da quest’ultimo solo (figg. 1, 2, 3).

L’ordine dei quadri fu descritto in maniera esauriente dal Neuwirth nel Repertorium.
Anche tutti gli altri dati importanti vi si trovano, di modo che sono sufficienti alcune
osservazioni complementari. Lo scrivano, il magister Bartholomaèus, ultimò prima il testo e
probabilmente le lettere ornate soltanto calligraficamente e poi il miniatore cominciò la pit-
tura. Crediamo di poter arrivare a tale conclusione con sicurezza per il motivo che la deco-
razione marginale invade, qualche volta, una parte del testo (cfr. l’adorazione dei pastori,
la cena, lo sposalizio di Canaam, ecc.). Fu già accennato alle proporzioni deficienti delle figure,
e infatti il vecchio Simeone, p. es., non è molto più alto di quattro teste. Riuscite in ma-
niera eccellente sono quasi sempre le teste di uomini anziani, la loro perfezione plastica è
tale che non si troverà simile nel Trecento. Le barbe fluenti sono trattate in maniera larga.

Nicolò nella sua gioventù non cade nel solito errore della maggior parte dei miniatori
bolognesi, suoi coetanei, cioè di prolungare in modo non naturale la linea degli occhi. Soste-
nemmo già che lo stesso Nicolò dipinse l’ufficio e non il pseudo-Nicolò nè un aiuto dipert-

* Continuazione. Vedi fascicolo precedente.
 
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