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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc.3
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0269

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

237

Poccetti nella campagna e città di Pisa e riconosce come
opera del pittore fiorentino il grande affresco del Cenacolo
datato nel 1611.

Nel '700 molte decorazioni furono fatte nella chiesa della
Certosa e vi si distinse come pittore U. Stefano Cassiani,
certosino, insieme con gli stuccatori Angiolo ed Erasmo So-
mazzi, col pittore Pietro Giarrè, tutti artisti certo non spre-
gevoli i cui nomi furono ignoti prima che l’A. ne ricercasse
pazientemente le opere sulla scorta dei documenti.

Il volume è così pieno di notizie che gli studiosi potranno
molto utilmente consultarlo, già che l’A. è dotto e scrupo-
loso interprete delle antiche carte : gli si può solo rimpro-
verare che dove queste tacciono egli non voglia con un at-
tento esame critico delle opere d’arte procedere all’accerta-
mento delle attribuzioni che mancano o che furono errate ;
molte altre notizie e molte conclusioni non prive d’interesse
sarebbero forse scaturite.

Scultura.

100. De Fovillk (Jean) Le Mino de Fiesole de la
Bibliothèque Nationale. ( Gazette des Beaux-Arts, fé-
vrier 1911, pag. 148-156).

Vuole che il bassorilievo in marmo del Gabinetto delle
medaglie della Biblioteca nazionale di Parigi, rappresentante
lina giovane donna, e che porta nel rovescio la dicitura
OPUS MINI, sia di mano proprio di Mino da Fiesole e
porta per cinque o se? buone facciate di argomenti.

101. Misciattelli (Piero) Il bozzetto di una « La-
mentazione /> sconosciuta di Giacomo Cozzar etti. (Ras-
segna d'arte senese, VI, 1910, pag. 1-5).

E una terracotta policroma conservata in una sala del
Museo artistico industriale romano. L’attribuzione al Cozza-
relli fu affacciata dal prof. Giulio Ferrari in un fascicolo
della Rassegna d’arte dell’anno 1908, ed è dimostrata ora
validissima dal Misciattelli con l’esame stilistico ed il raffronto
con la famosa Pietà della sacrestia della chiesa dell’Osser-
vanza.

102. De Nicola (Giacomo) La « Pietà» di Querce-
grossa. (Rassegna d'arte senese, VI, 1910, pag. 60-64).

E una terracotta capitata nella pieve di Quercegrossa dal
soppresso Monastero Olivetano di San Benedetto fuori Porta a
Tufi. 11 De Nicola, ponendola a raffronto col bozzetto della
Pietà del Museo artistico industriale di Roma, dal Misciattelli
attribuito al Cozzarelli, e difendendo questa attribuzione clic
verrebbe rovesciata dalla tesi sostenuta dall’llartlaub in un
recente libro (Matteo da Siena und seine Zeit, Strassburg,
ed. Ileitz, 1910, pag. 9, 15-16, ecc ), fa un acuto esame
delle qualità stilistiche della terracotta di Quercegrossa che
trova copiata dal bozzetto del Cozzarelli da un artista infe-
riore e diverso.

103. Rigoni (Giacomo) Alfonso Lombardi a Bo-
logna (1519-1537). (Rivista d'arte, VII, 1910, pa-
gina 129-142).

Ricostruisce la figura artistica di Alfonso Lombardi, illu-
strandone cronologicamente le opere giovanili e quelle della
maturità, e togliendogli quelle che non gli si addicono con

l’aiuto dell’esame stilistico e dei documenti, limitando però
le ricerche all’attività dell’artista in Bologna, e trascurando
il triennio I533_I535 passato dal Lombardi tra Francia e
Roma. Secondo il R. il Lombardi, che fu il più grande scul-
tore che onorò Bologna nella prima metà del secolo xvr, non
deriva da nessuno dei maestri che dai critici gli sono stati
dati fino ad ora come ispiratori, non fu scolaro di Antonio
Lombardi, come ha detto il Perkins, nè di Begarelli come
vuole il Bode, nè ispirato da Michelangelo nella maturità e
dal Tribolo in gioventù come pensa il Reymond, ma si è
inspirato alla scuola toscana e Andrea Sansovino poi eser-
citò su lui la maggiore influenza, e direttamente e non per
mezzo del Tribolo, che andò a Bologna solo quando il Lom-
bardi aveva già eseguito le sue maggiori opere.

104. Documents de sculpturefrangaise: Renaissance,
pubblicati da Paolo Vitry et Gastone Briére. —
Paris, Atelier photomécanique I).-A. Louguet.

Paolo Vitry e Gastone Brière, che hanno pubblicato anni
fa la loro grande opera : Documents de sculpture frangaise
au Moyen àge, della quale noi qui stesso abbiamo fatta la
recensione, pubblicano una nuova serie consacrata alla scul-
tura francese del Rinascimento. Questo volume ha un inte-
resse assolutamente eccezionale per la storia dell’arte italLna,
la quale nel secolo xvi estende la sua azione in tutta 1’ Eu-
ropa e specialmente nella Francia, che diventa una provincia
italiana. Chi per studiare l’arte italiana si limitasse al solo
studio dell’Italia, non avrebbe di quest’arte che una cono-
scenza incompleta, e, per sapere quale fu tutta la sua gran-
dezza e tutta la sua influenza, bisogna interrogare l’Europa
intera.

Senza parlare dei primi tempi cristiani, durante i quali
Roma da sola dirige tutta la cristianità, e limitandosi alle
epoche posteriori al Rinascimento, bisogna considerare che,
nel xvi e nel xvn secolo, è l’Italia la padrona d’Europa,
al nord nei Paesi bassi e in Alemagna, e al sud in Ispagna ;
ma che in nessuna regione questa influenza fu più profonda
che nella Francia, diventata una seconda Italia per i larghi
e costanti impulsi dei suoi Re. Un Leonardo da Vinci sotto
l'rancesco I, un Bernini sotto Luigi XIV, questi due nomi
dicon da soli i sacrifici fatti dai Re di Francia per attirare
a loro i più grandi geni d’Italia; e l’azione che questi
maestri hanno esercitata in Francia, gli allievi che hanno
educato, le opere che hanno provocato, non appartengono
solo alla storia francese, ma sono anche una parte della
storia dell’arte italiana.

Questa influenza però non ha agito allo stesso modo su
tutti i rami dell’arte, essa è stata molto più considerevole
sulla scultura che sulla pittura, ed è interersante ricercarne
le ragioni.

Nel secolo xvi i pittori italiani non sono stati imitati dai
pittori francesi, poiché, avendo questi da lungo tempo ab-
bandonato la pittura e rivolta tutta la loro attività agli arazzi
e alle vetrate, non erano preparati a trar profitto dalle le-
zioni loro offerte. Ecco perchè i pittori italiani della scuola
di Fontainebleau, il Primaticcio e il Rosso, non ebbero
scolari.
 
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