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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 3
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Muñoz, Antonio: La scultura barocca e l'antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0178
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ANTONIO MUNOZ

il quale fu pure scultore « ma operò pochi lavori, e diedesi al medesimo traffico del
fratello, onde gran quantità di buone cose antiche ritrovavasi; e professò mercatantia
di cambiare anch'esso ». Insieme con Tommaso rimase erede il fratello Gio. Paolo, ma
questi, che « di scultura non s'intendeva, lasciò tutto il maneggio a Thomasso suo fra-
tello, ond'esso havendo nelle mani tanta quantità di statue, e d'anticaglie, tennesi il
maggior huomo del mondo, e cominciò (come si suol dire) a far castelli in aria; e valu-
tava quelle statue più di 60 milia scudi, e con questo presupposto fece testamento,
et a diversi luoghi pii, e per fondare Seminarli, e simili cose, lasciò di legati più di
60 mila scudi. Ma essendo morto il fratello Thommaso, Gio. Paolo volendo far esito
delle statue, non ne trovò se non sei mila scudi a fatica, et il gran testamento andos-
sene in fumo ».'

Il Graeven pubblicò da un codice barberiniano la lista della raccolta dei Della
Porta, evidentemente preparata per la vendita, poiché accanto all'elenco delle statue

Fig. 4 — Testa della Niobe, (già in Roma

Fig, 3 — Domenico De Rossi: S, Flavia.
Roma, S. Maria di Loreto.

vi sono aggettivi laudativi; in essa tra le sta-
tue antiche vi sono anche i « dodici imperatori
moderni con soi petti di marmo et peducci de
mischio maggiori del naturale », che potrebbero
esser quelli del salone del Casino Borghese,
ivi esistenti fin dal tempo del cardinale Sci-
pione.2 Il Baglione racconta pure che Gio. Batt.

della Porta aveva Scolpito « li dodici Cesari a Villa Medici). — Firenze, Galleria degli Uffizi.

con li suoi petti, e si portò così eccellente-
mente, che il cardinal Alessandro (Farnese) il regalò, e fecelo Cavaliere dello Speron d'oro ».

In mancanza di antiche statue originali, i ricchi committenti si accontentavano
di opere moderne, di cui fosse antico almeno il soggetto, e richiedevano agli artisti
barocchi figurette di Veneri con amorini, di Fauni, di Satiri, o riproduzioni in pic-
colo di famose sculture antiche. Come nel Rinascimento, si traevano i soggetti dagli
scrittori classici da Virgilio, da Ovidio., da Apuleio: . il cardinale Scipione Borghese,
volendo decorare di statue il casino della sua Villa Pinciana, commetteva al Bernini
di rappresentare Apollo e Dafne, il Ratto di Proserpina, Enea e Anchise fuggenti da
Troia. E talora l'elemento profano penetrava anche nelle chiese, mescolandosi al sacro,
prestando al simbolismo e alla allegoria cristiana le forme e le imagini dell'antica re-
ligione degli Dei: gli amorini divenivano angeli, le fame e le virtù si mascheravano da

1 Baglione, Le vite, pag. 152. vanni Battista della Porta, Ròmische Mitthei-

2 H. Graeven, La raccolta di antichità di Gio- lungen, voi. Vili, 1*93, pag. 236-24 = .
 
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