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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Bertello, Mara: San Marco e la critica di Ruskin
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https://doi.org/10.11588/diglit.55192#0147
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SAN MARCO E LA CRITICA DI RUSKIN

« Se il Lettore è insensibile al colore rinunzi a giudicare San Marco; ma s’egli lo com-
prende e l’ama, ricordi che l’architettura incrostata è l’unica per mezzo della quale la
decorazione cromatica possa raggiungere la perfezione assoluta ». Così Ruskin imposta il
problema critico di San Marco, identificando la sua bellezza con un effetto di colore. E
basta rammentare ciò ch’era stato scritto prima di lui, per intendere la geniale novità
del pensiero ruskiniano.
L’arte bizantina era stata in genere del tutto disconosciuta, unicamente considerata
come uno stadio di decadenza dell’arte classica, mostruosa e squilibrata manifestazione
di un popolo in cui il lusso della corte e la decadenza politica inaridivano sempre più le
sorgenti vitali e la potenza intellettuale. Il neo-classicismo imperante al principio del secolo,
che aveva gettato il suo disprezzo e la sua incomprensione su tutte le manifestazioni d’arte
le quali non fossero imperniate su una espressione di bellezza formale di tipo greco, non era
certo in grado di porre in valore l’arte bizantina: e la critica romantica, che al neo-classi-
cismo era succeduta, portata verso i valori drammatici e illustrativi dell’opera d’arte,
mal poteva sentire la bellezza e la grandiosità di un ieratico musaico bizantino.
Per il Goethe il problema dell’arte bizantina non esiste neppure: egli non la sente
affatto e l’ignora. Egli passa dinanzi alle meraviglie del Duomo di Monreale senza dedicar
loro neppure un cenno e, dopo aver ricordato vagamente che i frati gli hanno «fatta vedere
ogni cosa », passa con assai maggior compiacenza a enumerare gli eccellenti pregi del
pranzo succeduto alla visita artistica. Nè molto più sensibile appare dinanzi a San
Marco 1 « Le cupole, le volte, nonché le pareti laterali della Chiesa di San Marco sono
tutte rivestite di figure, di ornati e colori su fondo in oro: e cotali lavori sono gli uni propria-
mente buoni, gli altri di minor pregio a seconda della maggior o minor valentia dei
maestri i quali ne disegnarono i cartoni. Mi fece piacere lo scorgere che tutti quei musaici
conservano il loro carattere primitivo e che sono tutti, tanto i buoni quanto i cattivi formati
egualmente con piccoli cubi di vetro ». E null’altro. Egli si limita ad una semplice consta-
tazione di fatto e rimane contento di avere scoperto che i musaici sono formati di
tessere vitree: a Venezia lo commuove di più la gipsoteca dell’abate Farsetti riprodu-
cente statue e fregi classici, che lo fa di contraccolpo inveire contro tutta l’arte gotica.
Venuto in Italia innamorato del classicismo, egli non ha occhi ed entusiasmo che per le
manifestazioni le quali portano tale suggello.
Gli scrittori romantici invece non sanno sottrarsi al fascino misterioso dell'ombra
colorata che invade San Marco e finché si tratta di descrivere le loro impressioni, si
abbandonano all’onda accesa e vivace della parola.
Gauthier 2 afferma che «rien ne peut se comparer à S. Marc de Venise, ni Cotogne, ni
Strasbourg, ni Seville, mi mème Cordoue avec sa rnosquée: c’est un effet surprenant et
magnifique. La première impression est celle d’une caverne d’or incrustée de pierreries,
splendide et sombre, à la fois étincelante et mysterieuse. Est-on dans un édifice ou dans un
immense écrin? Felle est la question que l’on s’adresse, car tonte idée d’architecture
est ici mise en défaut ».

1 Viaggio in Italia. Trad. Cossilla, Milano, i 875> PP- 88-89.
2 Voyage en Italie. Paris, 1876, p. 107.

L'Arte, XXX, 14.
 
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