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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Tozzi, Maria Teresa: La volta della stanza della segnatura
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https://doi.org/10.11588/diglit.55192#0213
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LA VOLTA DELLA STANZA DELLA SEGNATURA

Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, venne a Roma certamente nell’autunno
del 1508.
Già fin dal 28 agosto 1507, egli era nominato nel libro dei conti di Monte Olivete
Maggiore come « quello da Verzelli che andava a Roma » ed il Vasari ci racconta che Ago-
stino Chigi, essendo giunto a Siena, ebbe occasione di conoscerlo sia per la sua fama di
buon pittore, sia per la sua riputazione di uomo gioviale e faceto. E la simpatia fu così
viva ch’egli lo condusse con sè a Roma e fece in modo che Papa Giulio II gli desse a
lavorare nelle stanze che allora faceva affrescare. Questo, ciò che dice il Vasari.
Infatti nel 1507 Agostino Chigi era andato a Siena per negoziare la vendita di Por-
t’Ercole e fin d’allora dovette proporgli di condurlo seco a Roma, se già si trova notizia
di ciò nel libro dei conti di Monte Oliveto. Ma Giovanni Antonio non partì subito perchè
molti pagamenti, succedentisi a brevi intervalli, furono fatti a lui in persona fino all’agosto
del 1508 dai monaci di quel convento, e quindi egli non andò a Roma prima dell’autunno
di quell’anno. Del resto questa congettura coincide anche con la data di un documento
romano che lo riguarda, quello cioè con cui Sigismondo Chigi, il 13 ottobre 1508, si dichia-
rava mallevadore dell’artista che doveva dipingere nelle stanze papali superiori per una
somma di 50 ducati.1
Ci racconta il Vasari che il Perugino stava allora dipingendo la volta della camera ac-
canto alla Torre Borgia e che non poteva metter mano ad altri lavori perchè, data la sua
tarda età, dipingeva molto lentamente. « Fu allora data a dipignere a Giovan Antonio
« un’altra camera, che è accanto a quella che dipigneva il Perugino ». Ora il Perugino lavorò
nella stanza dell’incendio di Borgo, ed è quindi la decorazione della Stanza della Segnatura
che fu affidata al Sodoma. Egli cominciò a decorare la volta. Ma « perciocché quest’animale
« attendendo alle sue bestiole e alle baie, non tirava il lavoro innanzi, essendo condotto Raf-
« faello da Urbino a Roma da Bramante architetto, e dal Papa conosciuto quanto gli altri
« avanzasse, comandò sua Santità che nelle dette camere non lavorasse più nè il Perugino
« nè Giovan Antonio, anzi che si buttasse in terra ogni cosa. Ma Raffaello, che era la stessa
« bontà e modestia, lasciò in piedi tutto quello che aveva fatto il Perugino, stato già suo
« Maestro; e del Mattacelo non guastò se non il ripieno e le figure de’ tondi e de’ quadri, la-
te sciando le fregiature e gli altri ornamenti, che ancora sono intorno alle figure che vi fece
« Raffaello le quali furono la lustizia, la Cognizione delle cose, la Poesia e la Teologia ».2
Siccome sembra che Raffaello non sia venuto a Roma innanzi la primavera del 1509,
ne viene di conseguenza che non prima di allora egli sostituì il Sodoma nella decorazione
della Segnatura. Ora se si pensa che in così breve periodo di tempo egli aveva già quasi
completamente compiuto la partizione e la decorazione della volta, sembra certamente
strana l’accusa di pigrizia che il Vasari mosse all’artista.
È ben noto che Messer Giorgio non ebbe certo tutte le sue simpatie per il Sodoma,
e che anzi esso fu talvolta così poco benevolo verso di lui che alcuni critici lo tacciarono
addirittura di malignità. Certo il Vasari fu per lo meno troppo proclive ad attribuire a di-

1 Biblioteca Corsini, Ms. 2135. 34. G. 27. V.
Cugnoni, Agostino Chigi il Magnifico. Roma,
Forzani e G., Tipografi del Senato 1881, pag. 22,
nota 90.

2 Vasari, Le vite de’ -più eccellenti Pittori, Scul-
tori e Architettori scritte da Giorgio Vasari con nuove
annotazioni e commenti di Gaetano Milanesi. Fi-
renze, Sansoni, 1881, VI, pag. 386.
 
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