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Bullettino di archeologia cristiana — 2.1864

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Nr. 9 (Settembre 1864)
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Epitaffio de' tempi di Papa Giovanni XII ricordante Marozia senatrice ed altri illustri personaggi
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Una memoria dei Cristiani in Pompei
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https://doi.org/10.11588/diglit.17351#0077

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— 69 —

in che consiste l'importanza storica di questo punto,
e così darò termine al mio discorso.

L'epitaffio del duca Crescenzo sepolto in s. Alessio
nel 984 lo dice figliuolo di due grandi personaggi,
Teodora e Giovanni. Il Baronio , benché tenerissimo
dell'onore del sommo pontificato, pure per amor della
verità confessò , che quel monumento sembra dare
autorità ai turpi racconti di Liutprando : Quod au-
tem iste ( Crescentius ) Joannis et Theodorae asseri-
tur filius , in mentem ^venirmi Joannes et Theodora
UH, de quibus Liutprandus agit : nomina consenliunt
atque tempora, nec non potentia qua in urbe polle-
bant (1). Anche il bollandista Papebrochio aderì all'o-
pinione del Baronio (2). 11 dotto Nerini contraddisse al
Baronio ed al Papebrochio (3) ; ma nè egli, nè il Gal-
letti nell'opera inedita sui conti Tusculani (4), nè i più
recenti scrittori di siffatte materie hanno saputo giammai
chi sia il Giovanni padre di Crescenzio; nè alla coppia
di Teodora e Giovanni hanno trovato un posto nel legit-
timo stemma degli Alberici. L'epitaffio, che oggi vede

la luce, ci rivela l'ignoto Giovanni; il quale, lungi
dall'essere il papa decimo di quel nome, fu un con-
sole e duca. E lo studio delle dato ci porge in mano
il filo per rinvenire almeno il luogo probabile, che
nel parentado de'conti Tusculani occupò la Teodora
senatrice moglie del console e duca predetto.

In una carta dell'archivio di s. Alessio sono nomi-
nati un Giovanni console e duca figliuolo di Demetrio,
e la sua sorella Teodora, che nel 987 a quel monaste-
ro fecero donazione della chiesa di s. Salvatore sotto il
monte Aventino (1). Questi nobili germani, avendo ri-
prodotto la coppia de'nomi di Giovanni e di Teodora,
furono forse nipoti degli illustri coniugi, de'quali ho ra-
gionato. Anche in Gaeta troviamo nel 1002 un Giovanni
console e duca rettore di quella città, e nella discen-
denza di lui una Teodora senatrice vivente nel lOoo.
Il Gregorovius giustamente opina, ch'essi sieno del
parentado dei conti Tusculani (2) ; la quale opinione
è ora confermala dai nuovi dati fornitici dall'iscrizione
scoperta in s. Lorenzo.

Ina memoria dei

Profitto dell'opportunità di un breve soggiorno in
Napoli per istudiare un problema, che dee essere an-
noverato tra i più importanti nella scienza della cri-
stiana archeologia: se cioè nella città di Pompei v'è
o memoria o monumento alcuno del cristianesimo.
Dico o memoria o monumento. Imperocché due generi
di testimonii della cristiana religione ci potrebbe for-
nire la maravigliosa città sepolta intera sotto le ceneri
del Vesuvio. Possono alquanti dei suoi cittadini essere
stati cristiani, ed aver fatto alcun monumento o la-
sciato alcun indizio di loro religione: possono i pagani
di Pompei ne' loro scritti sulle pareli avere deriso la
novella fede ed i settatori di essa, come abbiamo ve-
duto essere stato fatto in Boma nel palazzo medesimo
degli imperatori. Ambedue questi generi di memorie
in una città, nella quale nulla è più recente del-
l'anno 79 dell'èra nostra, sarebbero d'un pregio sin-
golare e d' una grandissima utilità per la storia cri-
stiana e per l'archeologia. I monumenti dei fedeli di
Pompei, essendo indubitatamente dell'età apostolica,
chiarirebbero con invitta testimonianza le origini an-
tichissime dei primi simboli ; e fonderebbero sopra
base inconcussa i principii della cronologia dei mo-
numenti cristiani. Le beffe dei Pompeiani mostrereb-
bero quanto presto anche nelle minori città si diffuse
la notizia della predicazione evangelica; e sarebbero
il più antico ricordo de' Cristiani fatto dai gentili ed
a noi pervenuto : perocché Tacito e Plinio benché con-
temporanei del grande disastro , pel quale Pompei
perì, scrissero assai dopo 1' anno 79. Or che il en-
ti) Armai, an. 996 <?. 11.

(2) Conat. chronol. /lisi, ad catal. lìom. poni, in propijl. ad Ada
SS. Maii p. 1G6.

(3) L. c. p. 86 e segg.

(4) Cod. Vat. 8042.

ristiani in Pompei.

stianesimo fosse già penetrato in Pompei, la storia
apostolica facilmente induce a crederlo. Negli atti degli
apostoli leggiamo, che quando Paolo pel suo appello
a Cesare fu condotto a Boma, sbarcò in Pozzuoli, ed
ivi trovò già costituita una cristianità; in mezzo alla
quale rimase sette giorni (3). Se venti e più anni in-
nanzi alla rovina di Pompei il cristianesimo aveva già
messo le radici in Pozzuoli, non è credibile, che le
vicine città della Campania nel 79 non ne avessero
ancor ricevuto nè anco la prima semenza. Cerchiamo
adunque se nella parte fino ad oggi scoperta di Pompei
v'è segno o indizio o memoria di Cristiani.

Nel 1833 il eh. P. Garriteci nel Bullettino ar-
cheologico napoletano propose il quesito, se in Pompei
è stato finora rinvenuto indizio di cristianesimo (4).
Una rozza lucerna di terra cotta ornata del segno della
croce fu divulgata dagli accademici Ercolanesi (5) ;
ma il Garrucci ottimamente la giudicò lavoro del se-
colo quarto o del quinto , e la attribuì agli antichi
scavatori, che in quei secoli frugarono il suolo di Pom-
pei ; della quale ricerca molle prove sono state tro-
vate e riconosciute. Esclusa questa lucerna, niun se-
gno, niuna menzione della fede cristiana il Garrucci
potè indicare in Pompei. Egli però notò nelle iscri-
zioni parietarie pompeiane qualche ricordo di Ebrei;
e poiché la predicazione del vangelo soleva incomin-
ciare nelle sinagoghe, il eh. archeologo conchiuse ac-
cennando la speranza, che nelle parti più basse della

(1) Nerini, I. c. p. 378 c segg.

(2) L. c. p. 322.

(3| Acl. XXVIII , 15. La singolare congettura del Martorclli, che
s. Luca nel luogo citato parli non di Cristiani, ma di mercatanti Fenicii
residenti in Pozzuoli, è stata confutata dal eh. Schedilo, Della venuta di
s. Pietro Apostolo in Napoli p. 156 e segg.

(4) Bull. ardi. nap. 2 serie T. 11 p. 8; Questioni pompeiane p. 68,

(5) Antichità di Lrcolano p. 2191.
 
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