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Bassorilievo di bronzo

Vairone, Angerona avrebbe avuto un simulacro antichissimo sul-
l'altare di Vokqna, nella curia Aeculeia (meglio Occuleia), ed
era rappresentata nell'atto di poggiare un dito sulla bocca spalan-
cata, quasi per indicare un male esistente alle fauci (1).

Fin dai primordii di Roma sembra che le malattie di gola,
dette «angine», regnassero in modo epidemico, ed il popolo, con
ispeciale fede, aveva ritenuto di scongiurarne il pericolo isti-
tuendo il culto della dea Angina o Angerona. Giulio Modesto af-
ferma che i romani sacrificavano a quella dea per essere stati,
previo voto solenne, liberati da una terribile ricorrenza d'angina.
Lo stesso ripetono Macrobio, Festo e Plinio (2). Plauto ricorda
un'epidemia simile, sviluppatasi tra i suini :

Nam'fulguritae sunt Me alterhae arhores
Sues moriuntur angina huc acerrima (3).

In senso generico Festo osserva che da un'angina vinaria
venivano soffocati i beoni (4) ; e Cicerone scherzando riferisce
d'avere appreso da Demade che il sommo Demostene fu sorpreso
da angina argentea allorquando, corrotto dal denaro, non volle
pronunziar parola che fosse contraria ai Milesii (5).

Il nome d'Angerona, secondo il testo grammaticale, deri-
verebbe da ungere, per esprimere l'angoscia di qualunque specie(6);

(') Vàrr. Ling. lai. VI, 23 ; Plin. E. N., III. 5, ì) ; Macrob. Sat. t, LO, 7,
e III, 9, 4; Solin. I, 1. Veti. Calend. Praenest., p. 255.

(■) Macrob., Ili, 9, i ; Fest., s. v. « Angeronae deae»; Plin. E. N.,
XXVIII, 2, 4 ; Serv. Ad Aen. II, 351.

(3) Trinum. II, 4. 13.

(4) Ivi.

(5) Cic, De nat. deor., Ili, 2; De leg., II, 18.

(6) Masurius ap. Macrob. Sat. I, 10, < : « Ab angerendo idest Anó roD
àvacpÉQeaftai xòv ijhof »; Mommsen. Inscript. lai. aut., p. 40'J; cfr. Husohke,
Das alte rom. Jahr., Breslau, 1869, p. 254.
 
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