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Le iscrizioni funerarie ecc.
sentì amicizia profonda per lui ('); e quando, nel 1247, essendo
Parma assediata dagli imperiali, il Salimbene gli riferiva che,
secondo i Parmigiani, il legato Ottaviano sarebbe stato traditore
della loro città, come lo era stato di Faenza, il cardinale di San
Eustachio dichiarò, protestando energicamente, di non prestar
punta fede a simile dicerìa (2). Che l'TJbaldini ricambiasse l'ami-
cizia del Fieschi-non sembra; anzi, risulterebbe il contrario,
poiché, nel 1254, quando, morto Innocenzo, divenne papa Ales-
sandro IV, al Fieschi, già amareggiato dalla infelice spedizione di
Puglia contro Manfredi, fu tolta dal pontefice la legazione del
Pegno e affidata invece al cardinale Ubaldini. Colpito da tanta
umiliazione e sventura, Guglielmo Fieschi si rinchiuse nel suo
dolore che lo condusse due anni dopo alla tomba, e morendo
volle che il marmo del sepolcro rendesse manifesta la sua fede
inconcussa nell'immortalità dello spirito, per non esser confuso
nel dubbio che agitava il suo potente collega Ottaviano. E così
l'iscrizione sepolcrale del Fieschi mi apparisce, se posso chia-
marla in tal modo, come una chiosa lapidaria al v. 101 del
canto decimo dell'Inferno Dantesco.
Luigi Cantarelli.
(') Constans et firmus amicus lo chiama il citato epigramma.
(!) Salimbene, Chronica, loc. cit., p. 195.
Le iscrizioni funerarie ecc.
sentì amicizia profonda per lui ('); e quando, nel 1247, essendo
Parma assediata dagli imperiali, il Salimbene gli riferiva che,
secondo i Parmigiani, il legato Ottaviano sarebbe stato traditore
della loro città, come lo era stato di Faenza, il cardinale di San
Eustachio dichiarò, protestando energicamente, di non prestar
punta fede a simile dicerìa (2). Che l'TJbaldini ricambiasse l'ami-
cizia del Fieschi-non sembra; anzi, risulterebbe il contrario,
poiché, nel 1254, quando, morto Innocenzo, divenne papa Ales-
sandro IV, al Fieschi, già amareggiato dalla infelice spedizione di
Puglia contro Manfredi, fu tolta dal pontefice la legazione del
Pegno e affidata invece al cardinale Ubaldini. Colpito da tanta
umiliazione e sventura, Guglielmo Fieschi si rinchiuse nel suo
dolore che lo condusse due anni dopo alla tomba, e morendo
volle che il marmo del sepolcro rendesse manifesta la sua fede
inconcussa nell'immortalità dello spirito, per non esser confuso
nel dubbio che agitava il suo potente collega Ottaviano. E così
l'iscrizione sepolcrale del Fieschi mi apparisce, se posso chia-
marla in tal modo, come una chiosa lapidaria al v. 101 del
canto decimo dell'Inferno Dantesco.
Luigi Cantarelli.
(') Constans et firmus amicus lo chiama il citato epigramma.
(!) Salimbene, Chronica, loc. cit., p. 195.