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Nuova guida del viaggiatore in Italia (Parte 1): Italia Settentrionale e Centrale — 1876

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https://doi.org/10.11588/diglit.74621#0177

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minori, sino a Capo di Argine, ora Cavarzere, castello in riva
all'Adige. Il tribuno scelto ogni anno dal voto comune era ad
un tempo giudice ed amministratore delle cose pubbliche. Sotto
la tribunizia podestà crebbero le Venezie in potenza ; ma suc-
cedute le civili discordie sullo scorcio del secolo VII, fu pro-
posto chi patriarca di Grado, Cristoforo, di commettere a un
solo la somma del potere e, della autorità; cosicché nel 697 fu
scelto un supremo duce, volgarmente doge, nella persona di
Paolo Lucio Anafesto, il quale stabili in Eraclea, sua patria, la
sede del governo. Marcello Tegalliano gli successe ed a questi
Orso Partecipazio, il quale, non avendo saputo conciliarsi 1' a-
more generale, fu ucciso in una popolare sommossa nel 737.
In allora, la sede del governo fu trasferita a Malamocco, e dopo
un'oscillante amministrazione per cinque anni, fu eletto Teo-
dato Partecipazio, figlio di Orso. Uri altro Partecipazio nell'809,
dopo aver resistito alle armi di Pipino re d' Italia, fermò la pro-
pria sede nell' isola di Rialto, origine dell'attuale città di Ve-
nezia. Sotto il governo del figlio di lui, Giustiniano, si riferisce
la traslazione da Alessandria del corpo dell'Evangelista S. Marco.
Soltanto nel IX secolo,, l'attuale Venèzia cominciò, ad essere
abitata più di Malamocco, Grado, Torcello e Caorle. Per la loro
situazione, gli abitanti di Venezia non tardarono a divenire
arditi navigatori e commercianti, quindi ricchi e possenti. Per
lo che sullo scorcio del X secolo, sotto Pietro Orseolo II,i Veneti rin-
tuzzarono i corsari Nacentani e conquistarono 1' Istria e gran
parte della Dalmazia. Da qui fa festività dell' Ascensione. È
noto quanto i Veneziani crescessero in potenza e in ricchezze
nei secoli XI e XII, in uno a Genova ed a Pisa. La possanza dei
Veneti, i quali aveano saputo debellare nella Siria e nell' Ana-
tolia i Turchi Selgiuki, nel Peloponneso e nel mar Egeo le armi
del greco Imperatore Comneno, nella Dalmazia respingere le
reiterate invasioni dei re d' Ungheria, non rattenne il patriarca
d'Aquileja, dall' invadere, armata mano, 1' isola di Grado nel 4465 ;
ma il doge Vitale II della famiglia Michieli accorse contro gli
invasori, e, favorendolo la vittoria, nell' ultimo giorno di car-
novale fece prigione il patriarca e tutti i canonici, che con lui
militavano, né ebbero la libertà che ad umilianti condizioni.
Non mai però Venezia fu tanto possente e orgogliosa, quanto
dopo il 4204, cioè allorquando l° ottuagenario doge Enrico Dandolo,
dopo aver ricoverata Zara protetta dagli Ungaresi, alla testa di 400d0
uomini francesi e veneziani, ripose Isacco Comneno e suo figlio
Alessio sul trono imperiale donde erano stati balzati da un loro
zio usurpatore. Prodigi di valore operò quel duce salendo pel
primo sulle mure di Costantinopoli, nella quale impresa ebbe
l'elmo infranto da un colpo di scure nemica. Il giovane im-
peratore Alessio non potendo più tenere i patti, e perdendo mi-
seramente la vita nella rivoluzione, che levò sull' insanguinato
suo trono 1' usurpatore Marzùtlo, Dandolo, per la seconda volta
si impadronì di Costantinopoli, e, sdegnando il serto imperiale
 
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