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che, non essendo capace per deliberare, votava per acclamazione
una Balia, ossia un comitato dittatorio. Questo comitato nomi-
nava un concilio permanente, specie di senato che sceglieva 1
cittadini riputati capaci di occupare le principali cariche dello
Stato. A quelle generali assemblee, dette parlamenti, ricorrevasi
nel tempi faziosi, e vi predominava la fazione più forte e più ar-
dita. Le arti minori istigate dai Ricci e dai Medici, che a quel
tempo cominciavano ad acquistare riputazione e popolarità, si
sollevarono nel 4576, entrarono di forza in palazzo, arsero gli
archivi, e dopo tre giorni di anarchia elessero in magistrato
principale un tal Michele Lande, pettinatore di lana. Questi, che
era naturalmente uomo di buon senso, riuscì a ristabilire l'or-
dine e por freno ai sediziosi. Dopo parecchi anni di tumulti,
- iricchi popolani, capitanati dagli Albizzi, ripresero il potere
nel dii, e formarono una nuova aristocrazia cui venne fatto
di tenere le redini del governo per ben 52 anni; nota però senza
che nascessero quando a quando tumulti, congiure e sollevazioni,
fino al 4400. Da quell'anno la città godette di pace fino al 4433,
che è il periodo più lungo nel quale Firenze abbia goduto
tranquillità. Lo Stato era fortunato nella politica di fuori; i suol
due più" formidabili nemici, Gian Galeazzo Visconti, duca di Mi-
lano, e Ladislao re di Napoli, essendo morti, il primo di peste,
il secondo di altro contagio, appunto in quello che minacciava
di distruggere Firenze. I Fiorentini impadronironsi parte colla
forza, parte 'col denaro, di Cortona^ di Arezzo, di Livorno, di
una parte delle Romagne e finalmente di Pisa, che presero per
tradimento, riducendola à distretta di viveri nei settembre del 4406.
Essi in allora usarono di grande umanità, e anche generosità, a
fine di disporre i Pisani ad acquetarsi al toro giogo; ma tutte
le più antiche e più miti famiglie di questa Città passarono
quali a Lucca, quali in Sardegna, quali nella Sicilia, e i gio-
vani entrarono nelle compagnie dei capitani di ventura, onde
Pisa, perdendo la sua indipendenza," perdette anche il suo com-
mercio, la sua popolazione e la sua prosperità. Il governo degli
Albizzi fu abbattuto nel 4434 da Cosimo de' Medici, cittadino po-
polano e principe mercante. Da quel punto la storia di Firenze
si attacca strettamente con quella della sua casa. Là prima
casa dei Medici rispettò le forme repubblicane e si Contentò
di esercitare la principale influenza nello Stato senza uscir fuori
dellà classe de' cittadini. Ma le guerre straniere che desolarono
l'Italia nel secolo XVI operarono la caduta di quella repubblica,
e Carlo V fece duca di Firenze un membro laterale della fa-
miglia de' Medici, la linea di Cosimo essendo rimasta estinta.
La dinastia ducale de' Medici continuò fino al 4731, nel qual
anno estinguendosi, le successe Francesco di Lorena, che fu poi
imperatore d'Alemagna e marito di Maria Teresa d'Austria. Egli
trovando la" Toscana in disordine, diede mano ad operose ri-
forme, corresse il codice criminale, assicurò le proprietà ai cit-
tadini, favori l'agricoltura e il commercio, ristrinse il patrimonio
che, non essendo capace per deliberare, votava per acclamazione
una Balia, ossia un comitato dittatorio. Questo comitato nomi-
nava un concilio permanente, specie di senato che sceglieva 1
cittadini riputati capaci di occupare le principali cariche dello
Stato. A quelle generali assemblee, dette parlamenti, ricorrevasi
nel tempi faziosi, e vi predominava la fazione più forte e più ar-
dita. Le arti minori istigate dai Ricci e dai Medici, che a quel
tempo cominciavano ad acquistare riputazione e popolarità, si
sollevarono nel 4576, entrarono di forza in palazzo, arsero gli
archivi, e dopo tre giorni di anarchia elessero in magistrato
principale un tal Michele Lande, pettinatore di lana. Questi, che
era naturalmente uomo di buon senso, riuscì a ristabilire l'or-
dine e por freno ai sediziosi. Dopo parecchi anni di tumulti,
- iricchi popolani, capitanati dagli Albizzi, ripresero il potere
nel dii, e formarono una nuova aristocrazia cui venne fatto
di tenere le redini del governo per ben 52 anni; nota però senza
che nascessero quando a quando tumulti, congiure e sollevazioni,
fino al 4400. Da quell'anno la città godette di pace fino al 4433,
che è il periodo più lungo nel quale Firenze abbia goduto
tranquillità. Lo Stato era fortunato nella politica di fuori; i suol
due più" formidabili nemici, Gian Galeazzo Visconti, duca di Mi-
lano, e Ladislao re di Napoli, essendo morti, il primo di peste,
il secondo di altro contagio, appunto in quello che minacciava
di distruggere Firenze. I Fiorentini impadronironsi parte colla
forza, parte 'col denaro, di Cortona^ di Arezzo, di Livorno, di
una parte delle Romagne e finalmente di Pisa, che presero per
tradimento, riducendola à distretta di viveri nei settembre del 4406.
Essi in allora usarono di grande umanità, e anche generosità, a
fine di disporre i Pisani ad acquetarsi al toro giogo; ma tutte
le più antiche e più miti famiglie di questa Città passarono
quali a Lucca, quali in Sardegna, quali nella Sicilia, e i gio-
vani entrarono nelle compagnie dei capitani di ventura, onde
Pisa, perdendo la sua indipendenza," perdette anche il suo com-
mercio, la sua popolazione e la sua prosperità. Il governo degli
Albizzi fu abbattuto nel 4434 da Cosimo de' Medici, cittadino po-
polano e principe mercante. Da quel punto la storia di Firenze
si attacca strettamente con quella della sua casa. Là prima
casa dei Medici rispettò le forme repubblicane e si Contentò
di esercitare la principale influenza nello Stato senza uscir fuori
dellà classe de' cittadini. Ma le guerre straniere che desolarono
l'Italia nel secolo XVI operarono la caduta di quella repubblica,
e Carlo V fece duca di Firenze un membro laterale della fa-
miglia de' Medici, la linea di Cosimo essendo rimasta estinta.
La dinastia ducale de' Medici continuò fino al 4731, nel qual
anno estinguendosi, le successe Francesco di Lorena, che fu poi
imperatore d'Alemagna e marito di Maria Teresa d'Austria. Egli
trovando la" Toscana in disordine, diede mano ad operose ri-
forme, corresse il codice criminale, assicurò le proprietà ai cit-
tadini, favori l'agricoltura e il commercio, ristrinse il patrimonio