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Bianchini, Francesco
La Istoria Universale Provata Con Monumenti, e figurata con simboli degli Antichi — Rom, 1747 [Cicognara, 2481-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.11111#0265

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CAP. XIX. ORÌGINE DELLA IDOLATRIA , 8cc. 22$

Vio: e che Prometeo infegnaffe l'arte di formar fimolacri, mentre Giove,
cioè Cham, ne introduffe l'adorazione , e mentre Chanaan, ò alcun'altro
de' figli di Cham , da' Gentili detto Mercurio , pensò l'empio rito di ve-
nerarli , e di mandarne per lettere, e per gieroglifici all'età fuffeguenti la
cognizione. E che finalmente il tempo di coftoro fia mille anni anteriore
alla guerra di Troja , cioè nel fecolo decimonono dopo la creazione del
Mondo ; sì perchè a tale età fi riporta Prometeo con l'autorità di Stra-
bone : sì perchè Giapeto a lui padre , e Giove zio, e gli altri Dei convi-
venti e cognati ( tra' quali Bacco può crederli il Yao de' Chi ne fi ~) s'in-
contrano in quello fecolo ifteffò , che noi fpieghiamo.

XI. Baftar potrebbe ciòcche fi è detto fm'ora, per dichiarare la figura
da noi proporla, e per dimoftrarla, e riconofcerla come pruova dell'irto-
ria in efia adombrata, cioè del nafcimento della idolatria , e dell'arte di
propagarne l'empietà con iftatue, con mifteri, e con lettere. Ma perchè
ne' tempi feguenti, riflettendo que' pochi, che tra' Gentili fentivano più
fèllamente , e furono detti faggi, e filofofi, mal convenire ad uomini fcel-
Jerati onori più che mortali; fu veduta cangiar faccia l'idolatria: e cono-
fcendo gli uomini di non potere baftevolmente ingannare il giudizio del-
la ragione col proporre i primi Rè su gli altari , mifchiarono quelli col
Mondo , e ne fecero un nuovo, e grande idolo ( il che potrebbe forfè in-
torbidare l'idea di quella iftoria, che per noi cercafi di render chiara ) ;
farà perciò bene il loggiugnere 'quivi due cofe . L'una fi è di proporre
una fuccinta , e ordinata notizia di quello cangiamento con la fcorta di
S. Agoftino , che da Varrone ricavalo . L'altra farà di flringere in alcu-
ne tavole a guifa d'alberi di genealogia la difcendenza de' creduti Dei ,
fecondo la teologia delle tré nazioni più antiche , Egizia , Fenicia, e
Greca : ricavandole interamente da Clemente Alefiandrino , e daEufe-
bio , i quali le compilarono da gli fteflì autori Gentili più accreditati, a
fine di.ricondurli per il cammino male avanzato a contemplare le vefti-
gia di verità , calpeftate da elfi nel traviarli .

Per dare una idea riftretta , e diftinta de gli errori e varj", e con-
fufi de gl'idolatri, balla leggere il quinto, e i due feguenti capitoli del
fello lib ro della Città di Dio in Santo Agoftino . Così comincia il quinto,
feguendo a parlar di Varrone . (1) Deinde illud quale eftt quod trio-*,
genera (teologìa dicit effe, ideft rationis, qua de D'th explicatur : eo~
rumque unum Mytbkon appellari, alterum Phvftcon, tertium civileì La-
ti?;!: fi ufus admitieretygenus quodprìmum pofuit,fabulare appellaremuss
fed fabulofum dicami/-s : à fabulis enim Mvthicon diUum éft ì quoniam
(iuSos Grcccè fabula dicitur. Secundìim autexn ut' naturale dicatur jam
& confaetudo locutionis admittit. Tertium etiam ipfe Latine enunciavit,-
quod ch'ile appellatur.L'einde ait: Mvthicon appellant quo maxime utun-^
tur poeta: pi vjìcon, quo phtlófopbi : Civile, quo populi_. E più baffo : Pri-
ma inquit thecloria waxitnè accommodata efl ad tbeatrum : fecunda ad
mundum : tettici adurbem . Indi fiegue a narrare , cerne Varrone ap-

F f pruò-

* (1) S. Aaguffi, de Civit. Deiiib.tf.ca?. f.
 
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