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Bulletin du Musée National de Varsovie — 41.2000

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Nucciarelli, Franco Ivan: La Madonna con il Bambino e il piccolo san Giovanni del Pinturicchio nel Museo Nazionale di Varsavia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18949#0104
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anni il Pinturicchio era il pittore di corte di Alessandro VI, padre della sposa,
che potrebbe aver regalato volentieri alla figlia un quadro del proprio
decoratore favorito. La Madonna eon il Bambino e il piccolo san Gionanni
ora a Varsavia, una piccolo tempera su tavola di pioppo38, per tema e dimensioni
(45,5 x 37 cm), e un dipinto a destinazione privata: poteva far parte degli
arredi personali del pontefice o d’un altro membro del elan borgiano, non
ultima la figlia Lucrezia. Una volta immaginato che il ąuadro abbia raggiunto
Ferrara eon la nuova duchessa, alla morte di quest’ultima, era normale restasse
nelle collezioni estensi, che nel tempo andarono incontro a vistose spoliazioni.

La prima risale al 1598, quando Clemente VIII eon la nota devoluzione
riportó il feudo papale, da secoli in mano agli Estensi, allhnterno degli Stati
della Chiesa. Gli Este allora abbandonarono Ferrara per trasferirsi a Modena,
che divenne la nuova capitale del ducato. Molti dipinti in quell’occasione
finiti per la gran parte in mano agli Aldobrandini, la famiglia di Clemente
VIII, lasciarono Ferrara per sempre. Un numero consistente di opere di
provenienza ferrarese e tuttora visibile a Roma nelle due Gallerie Borghese
e Doria-Pamphilj. Entrambe verso la meta del secolo XVII vennero arricchite
dal consistente apporto della Collezione Aldobrandini, allora in mano a donna
Olimpia, che sposó in prime nozze Paolo Borghese, in seconde Camillo
Pamphilj. Non esiste alcuna prova, ma non si puó escludere, che fra i dipinti
dispersi si trovasse anche la Madonna eon il Bambino e il piccolo san Gionanni,
partita da Ferrara per una destinazione sconosciuta, riemersa molto dopo in
Germania.

La seconda depauperazione awiene nel secolo XVIII, quando gli Este,
ormai duchi, non piu di Ferrara, ma di Modena e Reggio, durante una guerra
rovinosa, per fronteggiare impellenti necessita economiche, vendono cento
quadri alPElettore di Sassonia39. Gli acquisti da parte del sovrano sassone
sono alPorigine del ricco fondo di pittura italiana, in particolare emiliana,
tuttora yisibile nella Pinacoteca di Dresda. Per limitare gli esempi ad uno
solo, ultranoto perd e di provenienza certa, si ricordera la raffaellesca Madonna
Sistina. Anche in questa seconda circostanza e pensabile che non tutti
i quadri siano arrivati a destinazione. Fra quelli scomparsi poteva trovarsi
anche la Madonna eon il Bambino e il piccolo san Gionanni, che una volta
lasciata Modena, attraverso un percorso sconosciuto, dovette sparire per
riemergere nel secolo XIX a Colonia nella Collezione Weyer.

II terzo grandę esodo di quadri, non in mano agli Este, ma sempre ferraresi,
copre un ampio arco cronologico dalia fine del Settecento alla prima meta
del Novecento. Iniziato eon le campagne napoleoniche, lungo tutto il
secolo XIX e oltre, ii fenomeno assunse proporzioni sempre maggiori, fino
a disperdere, se non la totalita, quanto meno la maggioranza delle ricche 38 39

38 Starzyński, op. cit., parła di tiglio, ma la vera essenza del supporto ligneo e il pioppo; cf.
Ziemba, op. cit.

39 Cf. H. Marx, Die Dresdener Gemaldegalerie. Geschichte, Ruhm und Wirkung, in “Gemaldegalerie
Dresden”, Leipzig 1992, p. 9.

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