PARTE III. VEIENTI 83
portati nella Campania ad abitare le terre dei cumei, le quali prima erano tenute da-
gli osci, ed occupate ivi dodici città, delle quali la capitale era Capua, come trovasi
in particolare da Strabone accennato (7), avessero ivi appreso costumanze degli osci,
e venendo poscia cacciati dai sanniti da quel soggiorno, avessero conservato memoria
delle stesse costumanze nel loro stabilimento dell'agro veiente. Tutte le varie tradi-
zioni, che si hanno sulle vicende dei popoli che abitarono nei tempi primitivi queste
regioni, quantunque si rendano valevoli a determinare diversi altri stabilimenti della
stessa regione, pure non offrono nulla di ben chiaro sulla indicata relazione degli osci
coi veienti. Laonde è forza contenerci nel dichiarare unicamente contestare dai surri-
feriti autorevoli documenti essersi lo stabilimento veiente fissato con qualche influenza
degli osci, ed avere i veienti conservato chiare memorie della stessa partecipazione osca
più di qualunque altro popolo che si suole stabilire avere avuto alcuna relazione cogli
stessi osci.
Né tutte le altre notizie parziali dei veienti, che si riferiscono ai tempi più anti-
chi, sono suflìcenti a determinare in alcun modo positivo l'epoca del loro ordinamento in
popolo distinto e della fondazione della loro città. Perciocché non può servire di vale-
vole documento quella tradizione esposta da Varrone che faceva conoscere, tra le altre
opinioni, essere stato dedotto il nome del fiume Tevere da un certo piccolo re dei ve-
ienti chiamato Tebro, o con altra simile versione Dcebro, a motivo dell'avere lo stesso
fiume la sua origine non nel Lazio, ma nelle regioni dell'Etruria (8). Perciocché oltre
all'essere la stessa notizia esposta dubbiosamente con diverse altre sulla varia origine
del nome dato al fiume Tevere (9); non serve poi a determinare alcuna cosa di po-
sitivo sullo stabilimento di Veii, quantunque effettivamente abbia esistito il piccolo re
indicato con il suddetto nome. E siccome poi la mutazione del nome Albula, che aveva
primieramente tale fiume, in quello di Tevere si conosce coll'autorità di varie altre tra-
dizioni essere accaduta allorché già da molto tempo era stata stabilita la unione dei
popoli del Lazio, cioè sotto di Tiberino Silvio nono re di Alba lunga (10); così non
si verrebbe neppure ad attribuire una ragguardevole antichità al medesimo stabilimento
veiente. Per altra non ben chiara tradizione, esposta da Servio sull'autorità di Catone
si venne a credere che fosse stata la stessa città fondata da un certo re denominato
Properzio, coll'amto del quale i veienti avevano poscia stabilito il bosco sacro a Fero
ma presso i capenati (11). Ma tanto per il modo certamente corrotto con cui venne
(7) 'Ornaci,; yip cpy,ffI *«ì Afaevag tótfiv xh Xfyav Taww mp\ rh Koarvio* *J1„ » V
(8) Sed de Tiberis mm^^.^^.^^t^L^T^ (^abone Lib. V. e. 4. §. 3).
cine regalo Veientum dixerunt appellata Thebrim ; sunt qui TTen* LÌT°l ~f T *** *"* ^ *" * *** *
runt, posteri* propter Tiberinum regem Latinorum mutatL ,ùodTbi7„ -, u ^^ ^^ *"* tM-
r. r . t k v , qn\ q intenerii, nani hoc eius ut tradunt sepulcrum. (Varrone
De Ling. Lai. Lib. V. e. 30).
(9) Servio in Virgilio Aencid. Lib. III. v. 500, Lib. Vili. v. 30 e Lib. Vili. v. 330
(10) Ovidio Fasti Lib. III. Plinio His. Nat. Lib. III. c. 9. M. Corvino. De Prog. e. 20.
(11) Lucosque Capenos ; hos dicit Calo Veientum condidisse auxilio regis Propcrtii, qui 'eos Capenam, cum adolevissent, mi-
serai. {Servio in Virgilio Amia. Lib. VII. v. 697). Per supplire in qualche modo a quanto chiaramente vedesi mancare nell'esposto
portati nella Campania ad abitare le terre dei cumei, le quali prima erano tenute da-
gli osci, ed occupate ivi dodici città, delle quali la capitale era Capua, come trovasi
in particolare da Strabone accennato (7), avessero ivi appreso costumanze degli osci,
e venendo poscia cacciati dai sanniti da quel soggiorno, avessero conservato memoria
delle stesse costumanze nel loro stabilimento dell'agro veiente. Tutte le varie tradi-
zioni, che si hanno sulle vicende dei popoli che abitarono nei tempi primitivi queste
regioni, quantunque si rendano valevoli a determinare diversi altri stabilimenti della
stessa regione, pure non offrono nulla di ben chiaro sulla indicata relazione degli osci
coi veienti. Laonde è forza contenerci nel dichiarare unicamente contestare dai surri-
feriti autorevoli documenti essersi lo stabilimento veiente fissato con qualche influenza
degli osci, ed avere i veienti conservato chiare memorie della stessa partecipazione osca
più di qualunque altro popolo che si suole stabilire avere avuto alcuna relazione cogli
stessi osci.
Né tutte le altre notizie parziali dei veienti, che si riferiscono ai tempi più anti-
chi, sono suflìcenti a determinare in alcun modo positivo l'epoca del loro ordinamento in
popolo distinto e della fondazione della loro città. Perciocché non può servire di vale-
vole documento quella tradizione esposta da Varrone che faceva conoscere, tra le altre
opinioni, essere stato dedotto il nome del fiume Tevere da un certo piccolo re dei ve-
ienti chiamato Tebro, o con altra simile versione Dcebro, a motivo dell'avere lo stesso
fiume la sua origine non nel Lazio, ma nelle regioni dell'Etruria (8). Perciocché oltre
all'essere la stessa notizia esposta dubbiosamente con diverse altre sulla varia origine
del nome dato al fiume Tevere (9); non serve poi a determinare alcuna cosa di po-
sitivo sullo stabilimento di Veii, quantunque effettivamente abbia esistito il piccolo re
indicato con il suddetto nome. E siccome poi la mutazione del nome Albula, che aveva
primieramente tale fiume, in quello di Tevere si conosce coll'autorità di varie altre tra-
dizioni essere accaduta allorché già da molto tempo era stata stabilita la unione dei
popoli del Lazio, cioè sotto di Tiberino Silvio nono re di Alba lunga (10); così non
si verrebbe neppure ad attribuire una ragguardevole antichità al medesimo stabilimento
veiente. Per altra non ben chiara tradizione, esposta da Servio sull'autorità di Catone
si venne a credere che fosse stata la stessa città fondata da un certo re denominato
Properzio, coll'amto del quale i veienti avevano poscia stabilito il bosco sacro a Fero
ma presso i capenati (11). Ma tanto per il modo certamente corrotto con cui venne
(7) 'Ornaci,; yip cpy,ffI *«ì Afaevag tótfiv xh Xfyav Taww mp\ rh Koarvio* *J1„ » V
(8) Sed de Tiberis mm^^.^^.^^t^L^T^ (^abone Lib. V. e. 4. §. 3).
cine regalo Veientum dixerunt appellata Thebrim ; sunt qui TTen* LÌT°l ~f T *** *"* ^ *" * *** *
runt, posteri* propter Tiberinum regem Latinorum mutatL ,ùodTbi7„ -, u ^^ ^^ *"* tM-
r. r . t k v , qn\ q intenerii, nani hoc eius ut tradunt sepulcrum. (Varrone
De Ling. Lai. Lib. V. e. 30).
(9) Servio in Virgilio Aencid. Lib. III. v. 500, Lib. Vili. v. 30 e Lib. Vili. v. 330
(10) Ovidio Fasti Lib. III. Plinio His. Nat. Lib. III. c. 9. M. Corvino. De Prog. e. 20.
(11) Lucosque Capenos ; hos dicit Calo Veientum condidisse auxilio regis Propcrtii, qui 'eos Capenam, cum adolevissent, mi-
serai. {Servio in Virgilio Amia. Lib. VII. v. 697). Per supplire in qualche modo a quanto chiaramente vedesi mancare nell'esposto