40 VITA DI BENVENUTO
suo luogo, ed io coll'istesso valore m'aju^
tai in modo che fui pagato; e in ispazio
di tempo il detto Firenzuola ed io fummo
amici, e gli battezzai un figliuolo , richie-
sto da lui. Seguitando di lavorare con que-
sto Maestro Pagolo Arsago, guadagnai assai,
sempre mandando la maggior parte al mio
buon padre. In capo di due anni, alle
preghiere del mio buon padre me ne tor-
nai a Firenze, e mi messi di nuovo a la-
vorare con Francesco Salimbeni, col quale
molto bene guadagnavo , e molto m'affati-
cavo a imparare . Ripreso la pratica con
quel Francesco di Filippo , contuttoché io
fossi molto dedito a qualche piacere a cau-
sa di quel maledetto sonare, mi lasciavo
CQte ore del giorno o della notte, le qua-
li io davo agli studj . Feci in questo tem-
po un chiavacuore d'argento , il quale era
in quei tempi chiamato così . Questo si era
una cintura di tre dita larga, che alle spo-
se novelle si usava di fare, ed era fatta di
mezzo rilievo con qualche figuretta ancora
tonda intra esse. Fecesi a uno che si do-
mandava Raffaello Rapaccini . Contuttoch'io
ne fussi malissimo pagato, fu tanto l'onore
ch'io ne ritrassi , che valse molto più che
il premio che giustamente trar ne potevo .
Avendo in questo tempo lavorato con di-
verse pèrsone in Firenze, dove io avevo
conosciuto infra gli orefici alcuni uomini
dabbene , come fu quel Marcone mio pri-
mo maestro; altri che avevano nome di
suo luogo, ed io coll'istesso valore m'aju^
tai in modo che fui pagato; e in ispazio
di tempo il detto Firenzuola ed io fummo
amici, e gli battezzai un figliuolo , richie-
sto da lui. Seguitando di lavorare con que-
sto Maestro Pagolo Arsago, guadagnai assai,
sempre mandando la maggior parte al mio
buon padre. In capo di due anni, alle
preghiere del mio buon padre me ne tor-
nai a Firenze, e mi messi di nuovo a la-
vorare con Francesco Salimbeni, col quale
molto bene guadagnavo , e molto m'affati-
cavo a imparare . Ripreso la pratica con
quel Francesco di Filippo , contuttoché io
fossi molto dedito a qualche piacere a cau-
sa di quel maledetto sonare, mi lasciavo
CQte ore del giorno o della notte, le qua-
li io davo agli studj . Feci in questo tem-
po un chiavacuore d'argento , il quale era
in quei tempi chiamato così . Questo si era
una cintura di tre dita larga, che alle spo-
se novelle si usava di fare, ed era fatta di
mezzo rilievo con qualche figuretta ancora
tonda intra esse. Fecesi a uno che si do-
mandava Raffaello Rapaccini . Contuttoch'io
ne fussi malissimo pagato, fu tanto l'onore
ch'io ne ritrassi , che valse molto più che
il premio che giustamente trar ne potevo .
Avendo in questo tempo lavorato con di-
verse pèrsone in Firenze, dove io avevo
conosciuto infra gli orefici alcuni uomini
dabbene , come fu quel Marcone mio pri-
mo maestro; altri che avevano nome di