CELLINI. 205
per ogni (i) infirmità divenuto cieco, son io
tenuto a lavorare? A questo disse : tu bi
pur veduto lume a venir qui, e non cre-
do che sia vera nessuna di queste cose tu
di'? Al quale io dissi, sentendogli abbassar
la voce: Vostra Santità ne domandi al suo
medico, e troverà il vero. Disse: più al-
l'agio intenderemo s'ella sta come tu di' .
Allora , vedutomi prestare udienza , dissi :
io non credo che di questo gran male ne
sia causa altri che il Cardinal Salviati ,
perchè ei mandò per me subito che Vostra
Santità fu partita, e giunto a lui pose alla
mia opera nome di una cipollata, e mi
disse che me la farebbe finire in una ga-
lea; e fu tanta la potenza di quelle ino-
neste parole, che per l'estrema passione
subito mi sentì' infiammare il viso, e yen-
nemi negli occhi un calore tanto smisurato,
ch'io non trovavo la via a tornarmene a
casa: dipoi a pochi giorni mi cadde due
cateratte in su gli occhi . Per la qual cosa
io non vedevo punto di lume, e dappoi la
partita di Vostra Santità io non ho mai
potuto lavorar nulla. Rizzatomi di ginoc-
chioni, mi andai con Dio ; e mi fu ridet-
to che il Papa disse: se e' si dà gli uffizj ,
non si può dare la discrezione con essi; io
non dissi al Cardinale che mettessi tanta

(1) Cioè per qualunque, per qualsivoglia infermità ,
giacché ogni non è mai usato in senso di gualche.