CELLINI. 243
faceva per sua propria bontà; e che se io
gliene rilegassi , lo migliorerei assai di quel
ch'egli era : e messo l'ugna del dito grosso
ai filetti del diamante , lo trassi dal suo
anello, e nettatolo alquanto lo porsi al Vi-
ceré; il quale soddisfatto e maravigliato ,
mi fece una polizza, che mi fussi pagato
dugento scudi , ch'io gli avevo dimandato.
Tornatomene al mio alloggiamento, tro-
vai lettere, che venivano dal Cardinal de'
Medici ; le quali mi dicevano, ch' io ritor-
nassi a Roma con gran diligenza, e di col-
po me n'andassi a scavalcare a casa Sua
Signoria Reverendissima. Letto alla mia An-
gelica la lettera , con amorosette lacrime mi
pregava, ch'io mi fermassi in Napoli , 0
che io me la menassi meco. Alla quale io
dissi, che se ella ne voleva venir meco,
che io gli darei in guardia quelli dugento
ducati che io avevo preso dal Viceré. Ve-
dutoci la madre a questi serrati ragiona-
menti, si accostò a noi e mi disse: Benve-
nuto , se tu ti vuoi menar la mia Angelica
a Roma, lasciami quindici ducati, accioc-
ché io possa partorire , e poi ne verrò an-
cor io . Dissi alla vecchia ribalda , che trenta
volentieri gliene lascerei , se ella si conten-
tava di darmi la mia Angelica. Così restati
d'accordo, Angelica mi pregò, che io gli
comprassi una veste di velluto nero, per-
chè in Napoli era a buon mercato. Di tutto
fui contento; e mandato pel velluto , fatto
il mercato e tutto, la vecchia, che pensò
faceva per sua propria bontà; e che se io
gliene rilegassi , lo migliorerei assai di quel
ch'egli era : e messo l'ugna del dito grosso
ai filetti del diamante , lo trassi dal suo
anello, e nettatolo alquanto lo porsi al Vi-
ceré; il quale soddisfatto e maravigliato ,
mi fece una polizza, che mi fussi pagato
dugento scudi , ch'io gli avevo dimandato.
Tornatomene al mio alloggiamento, tro-
vai lettere, che venivano dal Cardinal de'
Medici ; le quali mi dicevano, ch' io ritor-
nassi a Roma con gran diligenza, e di col-
po me n'andassi a scavalcare a casa Sua
Signoria Reverendissima. Letto alla mia An-
gelica la lettera , con amorosette lacrime mi
pregava, ch'io mi fermassi in Napoli , 0
che io me la menassi meco. Alla quale io
dissi, che se ella ne voleva venir meco,
che io gli darei in guardia quelli dugento
ducati che io avevo preso dal Viceré. Ve-
dutoci la madre a questi serrati ragiona-
menti, si accostò a noi e mi disse: Benve-
nuto , se tu ti vuoi menar la mia Angelica
a Roma, lasciami quindici ducati, accioc-
ché io possa partorire , e poi ne verrò an-
cor io . Dissi alla vecchia ribalda , che trenta
volentieri gliene lascerei , se ella si conten-
tava di darmi la mia Angelica. Così restati
d'accordo, Angelica mi pregò, che io gli
comprassi una veste di velluto nero, per-
chè in Napoli era a buon mercato. Di tutto
fui contento; e mandato pel velluto , fatto
il mercato e tutto, la vecchia, che pensò