CELLINI. 297
ni Gaddi e a lui dissi: caro mio padrone
sappiate, ch' io non frenetico , e ch'egli è
il vero di questo vecchio, che mi dà que-
sta gran noja; ma voi faresti bene il me-
glio a levarvi dinanzi codesto sciaurato di
Mattio, che si ride del mio male: e dap-
poiché Vostra Signoria mi fa degno ch' io
la vegga , dovresti venire con Messer Anto-
nio Allegretti e con Messer Annibal Caro
e con di quegli altri vostri virtuosi, 1 quali
son persone d'altra discrizione e d'altro
ingegno , che non è codesta bestia. Allora
Messer Giovanni disse per motteggio a quel
Mattio, che se gli levassi dinanzi per sem-
pre ; ma perchè Mattio rise , il motteggio
divenne daddovero, perchè mai più Messer
Giovanni non lo volse vedere; e fece chia-
mare Messer Antonio Allegretti e Messer
Lodovico (1) e Messer Annibai Caro. Giun-
ti che furono quest' uomini dabbene, io
ne presi grandissimo conforto , e con loro
ragionai in cervello un pezzo, pur sollecì
tando Felice, che cacciassi via il vecchio .
Messer Lodovico mi domandava quel che
mi pareva vedere, e come egli era fatto,
Inmentre che io glielo disegnavo colle pa-


un braccio , e per forza mi tirava a sè;
per la qual cosa io gridavo, che m'ajutassi,

(1) Lodovico da Fano già nominato cogli altri amici
del Gaddi a pag. 169. e 291.