CELLINI. 363
di molte opere da diversi Signori , ed in-
tanto lavoravo quel boccale e quel bacino,
ch'io avevo preso da fare dal Cardinal di
Ferrara . Avevo di molti lavoranti e molte
gran faccende d'oro e d'argento. Avevo
pattuito con quel mio lavorante perugino,
che da per sè s' era scritto tutti i danari,
che per la parte sua s' erano spesi in suo
vestire e in molte altre cose e colle spese
del viaggio erano in circa a settanta scudi;
delli quali ci cranio accordati, eh' egli ne
scontassi tre scudi il mese; che più di otto
scudi io gli facevo guadagnare. In capo di
due mesi questo ribaldo s'andò con Dio
di bottega mia, e lasciommi impedito da
molte faccende, e disse, che non mi vo-
leva dar altro . Per questa ragione io fai
consigliato di prevalermene per la via della
Giustizia; perchè m'ero messo in animo di
tagliargli un braccio , e sicurissimamente lo
facevo, ma gli amici mia mi dicevano, che
non era bene ch'io facessi tal cosa, avve-
gnaché io perdevo li mia danari e forse
un'altra volta Roma, perchè i colpi non
si danno a patti, e ch'io potevo con quella
scritta , che io avevo di sua mano , subito
farlo pigliare. Io mi attenni al consiglio,
ma volsi più liberamente agitar tal cosa .
Mossi la lite all' Auditor della Camera real-
mente, e quella convinsi; e per virtù di
essa (che vi andò parecchi mesi ) io dap-
poi lo feci mettere in carcere . Mi trovavo
carica la bottega di grandissime faccende ,