Cellini, Benvenuto; Milanesi, Carlo; Milanesi, Carlo [Editor]: I trattati dell'oreficeria e della scultura: novamente messi alle stampe secondo la originale dettatura del Codice Marciano (Firenze: Felice le Monnier, 1857)

CAPITOLO X.

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bellezza, e 1' altro diviene morto senza nessuno splen-
dore, e così si dimostra sanza venire ad altra sperienzia
della lor durezza; perchè chi soffregassi 1' uno all' altro,
subito si conoscerebbe per la infinita durezza del dia-
mante. E se bene il zaffiro è durissimo più che non è il
rubino e lo smeraldo, ma a comparazione del diamante
e' v'è l' uno mille di differenza; però sarebbe villania
guastare una gioia pulita ad altrui. Ora questo basti assai
lo aver ragionato del diamante.
XI.
DE' RUBINI BIANCHI E CARBONCULI.
Noi promettemmo dir qualcosa de' rubini, di quelli
in superlativo grado buoni. E perchè gli è da sapere che
gli è ancora un' altra spezie di rubini bianchi, che sono
bianchi naturali, e non si fanno bianchi col fuoco, come
quell' altre gioie che nobabbiamo detto di sopra: e questo
lor bianco somiglia una certa pietra che si domanda cal-
cidonio, la quale è come sorella carnale della corninola.
Questa ha un certo bianco livido, il quale non è punto
piacevole, e poco meglio dimostra essere il rubino bianco;
di sorte che questo non si mette in opera; et io n'ho
trovati e visti in ne'ventrigli delle grue, insieme con tur-
chine bellissime; perchè dilettandomi io di tirare di scop-
pietto, e mi facevo la polvere da per me, et acconciavomi
li scoppietti tanto bene, che con essi io facevo prove gran-
dissime, tirando sempre con la palla sola e pura; e quanto
alle polvere io ne ragionerò qualche cosa, per esser molto
diversa da tutti quelli modi che gli altri 1' hanno usata di
fare, al suo luogo ne ragioneremo. Con questo mio scop-
pietto io me ne andavo per le campagne di Roma, et al