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Cellini, Benvenuto; Milanesi, Carlo; Milanesi, Carlo [Editor]
I trattati dell'oreficeria e della scultura: novamente messi alle stampe secondo la originale dettatura del Codice Marciano — Firenze: Felice le Monnier, 1857

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https://doi.org/10.11588/diglit.71583#0138

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68 dell'oreficeria.
lor ritorno degli uccelli di passaggio, le grue in fra 1' al-
tre che io ammazzavo, avevano il ventriglio pieno di
molte diverse pietruzze, sì come di sopra io dissi, delle
turchine, dei rubini bianchi, dei colorati, ancora qualche
prasma, et alcune volte qualche perletta. Or tornando ai
rubini bianchi, di questi noi non ci servivamo di nulla,
solo cognoscevamo per la gran durezza loro che gli erano
rubini.
De'carbonculi.— Noi abbiamo promesso di ragionar
di questi qualche cosa, et in prima diremo quel che noi
abbiamo visto con gli occhi nostri.1 E' capitò in Roma
un certo Raugeo in ne' tempi di papa Clemente settimo,
il quale si domandava Biagio di Bono. Questo Biagio
aveva un carbonculo bianco, di quella sorte bianco
che noi abbiamo detto de' rubini di sopra; ma avea in
sè un fulgente tanto piacevole che egli lucea in tenebris,
non tanto grandemente quanto fanno i carbonculi colo-
rati, ma assai era, che mettendolo in un luogo oscuris-
simo, ei dimostrava essere uno smorto fuoco: e questo lo
viddi io con gli occhi mia. Ancora m' intervenne ragio-
nando con un povero gentiluomo romano molto vec-
chio, anzi vecchissimo; e perchè io avevo per fattorino
un suo nipotino, di molte volte questo uomo si veniva a
star meco in su la mia bottega, et aveva molti piacevoli
ragionamenti. Un giorno fra gli altri, caduto in un certo
bel proposito di ragionamenti di gioie, questo vecchio dis-
se: « Essendo io d' anni molto giovanetto, et ero in piazza
Colonna, io veddi venire Jacomo Cola, eh' era un poco
mio parente; e questo Jacomo veniva ridendo mostrando
un pugno serrato a certi sua amici, che si stavano a se-
dere su per certe panche; et alla baldanza di costui tutti
si rizzorno da sedere. Egli cominciò in questo modo:
1 Da questo punto sino alla fine del capitolo fu pubblicato dal Gamba
nei Racconti, e nuovamente dal Tassi, Opere del Celimi, III, 287 e seg.
 
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