CAPITOLO XII.
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voi stesso vi vedete; et è di tanta eccellenza, che Benve-
nuto, che è qui presente, esso ne ha voluto dare cento
scudi d' oro. Io 1' avevo intra certe mie bagaglio, che già
E avevo cavata di Linguadoca, mia tesaureria, e non mi
ardivo a farne presente a Vostra Maestà, se prima io non
mi chiarivo che la fussi di quella eccellenza degna di
voi. » A queste parole il re si volse a me, et in presenzia
di lui mi domandò se gli era il vero quel che lui aveva
detto. Alle qual parole io dissi esser verissimo, e che a
me la pareva cosa mirabile. A questo il re disse: « Rin-
graziato sia Iddio che alli dì nostri è nato anche degli
uomini, i quali le opere loro ci piacciono molto più che
quelle degli antichi. » E rese la figura al detto vecchio,
e se ne rise; perchè gli parve cognoscere che quello
aveva voluto sfatare le opere mie con il paragone di
quelle antiche. Appresso a questo, Sua Maestà disse sopra
1' opera mia cento parole di tanta gloria, che io non so
al mondo qual pagamento si debbia di cotai fatiche do-
mandar maggiore.
XIII.
DE' SUGGELLI CARDINALESCHI.
Questa sorte di opera è bellissima. E nel tempo che
io ero a Roma, che fu nel mille cinquecento venticinque,
ci era un maestro perugino, il quale si domandava Lau-
tizio: questo maestro non attendeva ad altro che a far
suggelli per bolle per cardinali. Questi sono della gran-
dezza di una mana d' un fanciullo di dieci anni in circa,
e sono a foggia di mandorla fatti. In questi tali suggelli
s' intaglia drento il titolo del cardinale a chi e' si fanno;
questo sono istorie di figure: et il detto Lautizio il manco
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voi stesso vi vedete; et è di tanta eccellenza, che Benve-
nuto, che è qui presente, esso ne ha voluto dare cento
scudi d' oro. Io 1' avevo intra certe mie bagaglio, che già
E avevo cavata di Linguadoca, mia tesaureria, e non mi
ardivo a farne presente a Vostra Maestà, se prima io non
mi chiarivo che la fussi di quella eccellenza degna di
voi. » A queste parole il re si volse a me, et in presenzia
di lui mi domandò se gli era il vero quel che lui aveva
detto. Alle qual parole io dissi esser verissimo, e che a
me la pareva cosa mirabile. A questo il re disse: « Rin-
graziato sia Iddio che alli dì nostri è nato anche degli
uomini, i quali le opere loro ci piacciono molto più che
quelle degli antichi. » E rese la figura al detto vecchio,
e se ne rise; perchè gli parve cognoscere che quello
aveva voluto sfatare le opere mie con il paragone di
quelle antiche. Appresso a questo, Sua Maestà disse sopra
1' opera mia cento parole di tanta gloria, che io non so
al mondo qual pagamento si debbia di cotai fatiche do-
mandar maggiore.
XIII.
DE' SUGGELLI CARDINALESCHI.
Questa sorte di opera è bellissima. E nel tempo che
io ero a Roma, che fu nel mille cinquecento venticinque,
ci era un maestro perugino, il quale si domandava Lau-
tizio: questo maestro non attendeva ad altro che a far
suggelli per bolle per cardinali. Questi sono della gran-
dezza di una mana d' un fanciullo di dieci anni in circa,
e sono a foggia di mandorla fatti. In questi tali suggelli
s' intaglia drento il titolo del cardinale a chi e' si fanno;
questo sono istorie di figure: et il detto Lautizio il manco