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DELL' OREFICERIA.
ciano in nel castone delle anella con il sopradetto spec-
chietto, se bene le sieno grosse a bastanza. Imperò nes-
suna di queste altre pietre, fuori che il diamante, mai
non sopportano la tinta addosso , perchè diventerieno
nere affatto senza risplendere. E questo basti al ragionare
degli specchietti.
Cosa maravigliosa è quella del diamante, che essendo
il diamante la più limpida pietra, e la più fulgente di
tutte 1' altre del mondo, quando s' imbratta con la so-
pradetta tinta nera, egli accresce d' infinita bellezza, et
ogni altra pietra bianca sopradetta, subito che tocca la
tinta, perde il suo splendore, e diventa nera affatto; di
modo che questa nel diamante si è una virtù occulta, e
tal segreto di natura, che la immaginazione dell' uomo
non vi arriva. E' sono alcuni zaffiri fatti bianchi per virtù
dello ingegno dell' uomo, e questi si fanno bianchi met-
tendoli in un coreggiuolo, nel quale sia dell' oro che
s' abbia a struggere; e se a volta e' non diventano bian-
chi a tua satisfazione, egli si rimettono dua o tre volte
nel medesimo modo a struggere con l'oro. Ben è vero che
il discreto conciatore di gioie debbe scerre di quei zaffiri
che hanno manco colore che tutti gli altri, i quali hanno
questa natura che, quanto manco colore hanno, più duri
sono. Ancora i topazi, perchè sono d' una medesima du-
rezza quasi che i zaffiri, e' dicono essere una medesima
spezie. Ora di questi dua solamente ragionare intendo,
perchè ciascuno di questi dua somiglia tanto il diamante,
che pochi uomini sono quegli, se bene periti nell' arte,
che avendo innanzi 1' una e 1' altra pietra sciolta non sa-
perriano un de' dua qual fussi il diamante. Imperò quella
virtù mirabile e naturale che è nel diamante ha questa
facile esperienzia, subito si conosce 1' uno dall' altro, la
quale è questa: che pigliato la sopradetta tinta, et imbrat-
tato 1' uno e I' altro, il diamante cresce di vivacità e di
DELL' OREFICERIA.
ciano in nel castone delle anella con il sopradetto spec-
chietto, se bene le sieno grosse a bastanza. Imperò nes-
suna di queste altre pietre, fuori che il diamante, mai
non sopportano la tinta addosso , perchè diventerieno
nere affatto senza risplendere. E questo basti al ragionare
degli specchietti.
Cosa maravigliosa è quella del diamante, che essendo
il diamante la più limpida pietra, e la più fulgente di
tutte 1' altre del mondo, quando s' imbratta con la so-
pradetta tinta nera, egli accresce d' infinita bellezza, et
ogni altra pietra bianca sopradetta, subito che tocca la
tinta, perde il suo splendore, e diventa nera affatto; di
modo che questa nel diamante si è una virtù occulta, e
tal segreto di natura, che la immaginazione dell' uomo
non vi arriva. E' sono alcuni zaffiri fatti bianchi per virtù
dello ingegno dell' uomo, e questi si fanno bianchi met-
tendoli in un coreggiuolo, nel quale sia dell' oro che
s' abbia a struggere; e se a volta e' non diventano bian-
chi a tua satisfazione, egli si rimettono dua o tre volte
nel medesimo modo a struggere con l'oro. Ben è vero che
il discreto conciatore di gioie debbe scerre di quei zaffiri
che hanno manco colore che tutti gli altri, i quali hanno
questa natura che, quanto manco colore hanno, più duri
sono. Ancora i topazi, perchè sono d' una medesima du-
rezza quasi che i zaffiri, e' dicono essere una medesima
spezie. Ora di questi dua solamente ragionare intendo,
perchè ciascuno di questi dua somiglia tanto il diamante,
che pochi uomini sono quegli, se bene periti nell' arte,
che avendo innanzi 1' una e 1' altra pietra sciolta non sa-
perriano un de' dua qual fussi il diamante. Imperò quella
virtù mirabile e naturale che è nel diamante ha questa
facile esperienzia, subito si conosce 1' uno dall' altro, la
quale è questa: che pigliato la sopradetta tinta, et imbrat-
tato 1' uno e I' altro, il diamante cresce di vivacità e di