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PERICLE DUCATI

Ma è giustificabile che la conoscenza dell’opera
del Dempster, avvenuta in tempi ben più oppor-
tuni di quelli in cui visse il bizzarro umanista scoz-
zese, la comunicazione di tante notizie concernenti
il popolo etrusco, sino allora avvolto nella nebbia
di un remoto passato, la pubblicazione di tanto ma-
teriale archeologico, il quale recisamente si distacca
dal genere di antichità, che si era soliti ad ammirare
in Roma e che dal suolo inesauribile di Roma segui-
tava ad uscire alla luce, dovevano risvegliare nei
Toscani del settecento con un senso di orgoglio pei
ricordi più vetusti del loro paese, l’ardore nel ricer-
care, nel conservare, nell’ordinare nuove testimo-
nianze monumentali dell’antica Etruria.
Ma è altrettanto giustificabile che tale orgoglio,
tale ardore abbiano spinto i rappresentanti della
Etruscheria, nel loro zelo paesano a dare spesso un
valore eccessivo all’oggetto delle proprie indagini
erudite e li abbiano indotti ad esagerazioni e a
falsi giudizi; poiché questo è fenomeno che avviene
sempre quando sorge un nuovo ordine di ricerche,
sicché un passionale sentimento di poesia anima i
primi tentativi, i primi assaggi; solo col tempo su-
bentra il freddo, ma tenace raziocinio. Ciò tanto
più in quanto che le origini oscure e dibattute e la
lingua indecifrabile aggiungevano importanza alla
investigazione ed aumentando il fascino della Etru-
scologi, contribuivano non solo ad accentuare, ma
ad esagerare il valore, che al popolo etrusco era
 
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