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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 6): Statue — Neapel, 1771 [Cicognara, 2645-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3710#0182
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i66 TAVOLA XLIV

le due orecchie ^ , ch'ei tiene fortemente ftrette colle
mani *, e fon notabili le Jcarpe di cuojo co' proprii
peli 3 i quali par che faccian le veci degli fproni (6).

Toùp Se nivav xaAoV a' Tf'xfl'c ìttoc: Bfiodo E'fy. 542. <? Latini udones , cowe o/7?r-
II vino a un buon poeta è un gran cavallo: -va Salma/io a Lampridio p. 521. ad ogni modo così
Ma coli' acqua un bel verfo non farai. Polluce , come BJìchio in óiaxctpoi , e in daxipxi , le
(4) Si fon dette orecchie , per alludere al cavallo, dicono feerie di /carpe : fi vedano i Comentatari ad
di cui qui /a le veci VoW . Del rejìo propriamente Efichio , e V Emjìerufio a Polluce X. 50. p. 1204.
fi dicono i piedi dell'otre : ed è noto l'oracolo dato dove conchiude effer dette dwJpai da daxoi , le pelli
ad Egeo in Delfo , che chiedea la maniera di aver degli agnelli , delle quali fi /ervivano per /carpe/enzct
figli t così riferito da Plutarco Thef. p. 2. toglierne i peli,per tenere il piede più caldo. A. que-
A'ffxa toV Tip'àyp'na. jtóòot , p.èyoc QéprctTS May , fle potrebbero corrifpondere i perones de' Latini ; det-
Mtf nprs òyi[Jlo'; &'&Y}Vù& ei'aCLQixsaQcu : ti da Servio Aen. VII. 690. e da Ifidoro XIX. 34.
e così tradotto da Mureto Var. Lece. III. 14. calceamenta ruftica : e dati ai villani, che arano, da
Ne folvas ex utre pedem , qui prominet, ante Perfìo V. 102. peronatus arator : e chiamati an-
Cecropiae pingues quam fis delatus in agros : che pelofì da Si doni 0 Ep. IV. 20. quorum pedes
eie più /rettamente può così Jpiegarfi: perone fetofo talos ad ufque vinciebantur : perchè
Dell'otre il piè,che fporge in fuor, non feiorre, fatti appunto dì pelle cruda , e non polita : fi veda il
Gran Re, pria che di Atene al popol torni: Balduina de Cale. cap. 17.
cioè , non toccare alcuna donna , prima di ritorna- (6) Polluce X. 54. mi èyxsDTpiSoig Ss rolg Tcoai
re in Atene , come può veder/1 prefjo lo JleJ/ò Mureto, Hard tdg fttépvcig ot ìnneuOVTSQ 7r£gisSsì>ro : quei che
il quale anche difeorre del perchè l'ufo non frequente cavalcavano, legavanfì gli fproni ai piedi vicino alle
della Venere giovi alla generazione. Si veda su quejlo calcagna: B così Ifidorn XX. t^. Calcarla, quìa in calce
oracolo anche Euripide Med. 679. e ivi lo Scolio/le. hominis ligantur ad ftimuiandos equos. Del re/lo è nota-
te) Polluce VII. 85. dente goti, ònódyi fio, Tidaiov yei- Vile che il nqftro Fauno nel cavalcare o/fervi la regola
fMti 'XP^(J1lJL0V'• -Afcere> forte di /carpe pelo/e , che pre/critta da Seno/onte Tcsqi ittxix. p. 942. di non
fi ufano l'inverno. Si trova in quejìo fignificaio in ftar sul cavallo, come fi fta sulla fedia,ma come fi
Licofrone v. 855. e in Ipponatte , riferito ivi da fia in piedi , colle gambe tele ; poiché in tal ma-
Tzetze, O'ut danipaioi règ 7ió§ag Sxgsiyigi» exgu^ag, niera ftringendofi più colle cofee il cavallo, la per-
ite covrirti i piedi colle pelofe afe ere : quantunque fona fta dritta , e rilevata: é tiqv &G7tsp sui tb ci-
Tzetze s'impegni a dimofirar , che le afeere non erano (figa eSpotv STcaivHjxsv , uXTid rvjv òJa7rsp òpC:xaxv SiclBs-
propriamente le fcarpe , ma i peduli di lana , che fi fìwÓTOiv Toly axsPi07i> • toìv ts ydp /x^poiit ST&ig di/
ufavano per tener più morbido il piede dentro la fcar- 'é^oiTO [idÀAOlf T3 'ìnfflì, mi òpdòg uif &c.
j>a , detti dpidpict 7rs$&ucc, e niftoi t come fi vede in

TAVOLA XLV.
 
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