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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0018
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2

TAVOLA I.

cufcini di color giallo, è fituata una giovane donna, che
ha i capelli fciolti, e cinti foltanto da una fa/cetta bian-
ca, coir abito i?iteriore fottiliffimo, onde trafparifce par-
te del petto, di color gialletto,. e colf abito citeriore di
color paonazzo , che la covre tutta quafx fino ai piedi
con folee, fìrette da correggiole a più rivolte ; dietro a
cui ricomparilce / abito interiore giallo. Guarda quefta
donna con attenzione XErma per ritrarlo sulla tavoletta,
che tiene nella fmiftra , in atto di prender col pennello ($\
che ha nella defira, i colori, che fono in una caffètli-
na rojjìccia(ó), poggiata fopra un pezzo di colonna. Il Ra-
gazzo W, che le fìa avanti, appoggiato alla bafe dell'Erma,

ha

(5) Penicillus , e penìculus diceafi da' Latini il rietihus genere. Apuleio Apol. I. diflingue così le
pennello: Cicerone II. ad Q^Frat. 115. Pingam colori- due maniere: vel cera inuftum» vel pigmento illitum.
bus tuis , penici Ilo meo : perchè fatto dai peli delle Arduino ( a Plinio XXXV. 11. Seà. XLl ) /piega
code\ onde lo fleffo Cicerone IX, Ep. Fam. 22,Caudam così quefle tre maniere di pingere colla cera . Nelle
antiqui penem vocabant, ex quo eft propter fimilitu- due prime fi adoperava il ceftro , 0 fia uno jìile di
à'mtmpemcillus .Faceafi anche di fpugna: PlirwlX. 45. ferro , colla di cui punta infocata s' imprimevano fui
Spongarum genus tenue, denfunique , ex quo peni- fogno, 0 full'avorio de' folcii» con cui fi difegnavano
ci Ili: e XXXL 10. molliflimum genus earum ( fpon- i contorni della figura , che volea dipingerfi ; e in
giarum ) penicilli : e XXXV. 10. Protogenes abfter- quefli falchi nel legno fi faceano colar le cere di di-
ferat faepius , mutaveratque penicillum, nullo mo- verfi colori , come richiede» la cofa , che volea efpri-
do fibi approbans : poliremo hratus arti, quod in- merfi ; nell' avorio poi non fi adoperavano le cere co~
telligeretur , fpongiam eam impegit invilo loco ta- Urite , ma i colori naturali. Nella terza maniera
bulae , & illa repofuit ablatos colores, qualiter cu- poi non fi adoperava il ceftro, ma il pennello , col
ra optabat. I Greci lo dijjero generalmente vitoyqcL- quale fi difendevano le cere colorate e fciolte al fuoco',
Qiècc: Polluce VII. 128., e Plutarco de Fort. Alex, e quella maniera, della quale parla ancoe Boezio , e
p. 99. lo chiama fpugna , dicendo , che il pittore che ufavali ancora al fuo tempo ( come oferva lo fìef-
Nealce gettò tù xumxi lòv anóyyo», Sansp sì^s Tfil fi Arduino 1. c. n. 5. ) , diceafi xyjpóxvTQg ypctQyj.
Qctgfj.ctyjuv òduTiSOìi , il pennello pieno , come era , Per altro femhra più naturale , che nelle due prime
di colori fui quadro. Non è però da tacerfi, che la maniere le cere non foff ero fciolte, ma col ceftro caldo
fpugna propriamente ferviva per pulire i pennelli ; e fi adoperajfero ,e dijlendejfero dove conveniva , Almeno
jforfe di quella , non del pennello , parla Plinio , e Plinio Jolamente quando parla del pennello , dice ,
Plutarco. Valerio Maffimo (Vili. 11. ) parlando dello refolutis igne ceris , quafi in contropojlo di quelle,

Jìejfò fatto di Nealee, dice : Spongiam omnibus im- che adoperavanfi col ceftro. Del refto fi veda il De-
butani coloribus forte juxta fe pofitam apprehendit. Montiojìo ( de Pi&ura ) , il Bulengero ( de Pi&. I.

(6) Varrone R. R. HI, 17. Paufias & ceteri pi- 7. e 8. ), e altri, che fpiegano altamente /'Encau-
&ore& eiufdem generis loculatas magnas habent ar- ftica degli antichi . L'ufo di Jlemperare i colori coli'
culas t ubi difcnlores fint cerae: altri leggono: ubi olio di noce , 0 di lino , fu ritrovato da Giovanni
divertì colores fint difereti , Del rejlo è noto, eh Van-Eyk , Fiamingo > detto Giovanni di Bruges, nel
gli antichi aveano due maniere di ufare i colori, una principio del fecola decimoquinto,

Jlemperandoli coli'acquaio con gomma ,0 con colla Jciol- (7) Plinio XXXV. 10. così dice di Apelle, che in-
ta nell' acqua ; V altra colla cera liquefatta al fuoco, finuò ad Alefiandro di non parlar della pittura, ch'egli
la qual maniera diceafi encauftica: Plinio XXXV.11, non intendea : In officina imperite multa differenti
Encaufto pingendi duo fuifle antiquitus genera con- filentium comiter fuadebat , rideri eum dicens a
fìat, cera , & in ehore% ceftro , ideft viriculo ( col pueris , qui colores tererent, Plutarco de adul. &
burino ) , donec claffes pingi coepere. Hoc ter- amie. dife. p. 58. lo racconta di Megahife con pià
tium accetfit , refolutis igne ceris peniciIlo utendi .* grazia: O'pag (sQyi) rei TrxiSdpix tocutÌ tx TJ7>JJ£-
e h jìeffo XXXV. 7. Cerae tinguntur iifdem his co- Tu'Sa rpi(Sovra, ; nfov aot 7S§oas7x£ «fr vw awnwTi,
loribus ad eas picWas, quae inuruntur % alieno pa- mi nogQùpxv èdau^s , usti Tot %pm'a ' v^ SÌ
 
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