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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 4.1896-1897

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Le gallerie italiane
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Ridolfi, Enrico: La Galleria dell'Arcispedale di S. Maria Nuova in Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.17329#0194
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l64 LE GALLERIE ITALIANE

Lorenzo Monaco, n. 24); ma molto più attirano poi l'attenzione e l'am-
mirazione loro le due preziose tavolette del Memling, l'una rappresen-
tante San Benedetto in cocolla, che reggendo nella sinistra il pastorale
sta leggendo devotamente un sacro volume ; l'altra un giovine di circa
venticinque anni, con lunga zazzera color castagno e sopravveste scura
foderata di martora, il quale prega a mani giunte, tenendo dinanzi a sè
un libro aperto; le quali figure, stando ambedue ^dinanzi ad un'aperta
finestra si distaccano su di un fondo finissimo di paese, e mostrano essere
fatte per andare unite, presentando Y una il ritratto, per quanto dicesi, di
un Portinari, e l'altra l'imagine del suo santo patrono (scuola fiamminga,
n. 778, 769).

Ma lasciando di queste, e prendendo a dare un cenno delle altre
principali opere che formano la presente collezione dell'Arcispedale, prin-
cipieremo dalla più famosa che appartiene ad altro dei più rari fra i
maestri fiamminghi del secolo XV, e che pure il Vasari nominò replica-
tamente fra i più celebri di essi, dicendolo Ugo d'Anversa che fé"* la tavola
di Santa Maria Nuova di Firenze. La quale testimonianza rende questo
dipinto il solo conosciuto per veramente autentico di Ugo Van der Goes,
che, com'è noto, condusse gli ultimi diciassette anni della sua vita in un
chiostro, ivi pure cercando invano quella pace che nel mondo gli aveva
rapita un amore sventurato. Gli fu commesso da Tommaso Portinari, ricco
mercante fiorentino, rappresentante della Casa Medici a Bruges, per la
chiesa dell'ospedale di Santa Maria Nuova in Firenze, fondato da un ante-
nato suo, Folco di Ricovero, padre della Beatrice di Dante, e del quale
i Portinari rimasero per secoli patroni. Non si conosce la data precisa
del dipinto; il Wauters lo supporrebbe eseguito fra il 1470 e il 1475, ma
vi ha ragione di credere che fosse alquanto prima.

E un gran trittico di più che sei metri di larghezza e di due metri
e 60 centimetri d'altezza, le cui parti laterali erano legate alla centrale
a guisa di sportelli da chiuderlo; e i dipinti dovevano per fermo essere
incassati in un ricco ornamento a forma di tabernacolo, il quale fu nei
tempi andati supplantato da tre disadorne cornici rettangolari.

Nella parte centrale è figurata l'adorazione dei pastori; nelle laterali
poi la famiglia del committente che dai santi patroni viene presentata
all'adorazione del nato Salvatore (tavola ia).

E l'ora dell'albeggiare: il cielo limpido di una giornata invernale s'il-
lumina d'una prima modesta luce ancora fredda, e solo al più basso oriz-
zonte appare un chiarore giallognolo, che precorre il levarsi del sole. Ai
ruderi di una fabbrica medievale, di cui è ancora in piedi una colonna
grigia e una parte di muraglia, si collegano alcuni ritti di legname che
sostengono una tettoia di paglia mezzo disfatta, lasciando vedere a distanza
 
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