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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 5.1897-1902

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Le Gallerie Italiane
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Ridolfi, Enrico: Le Gallerie di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.17330#0047
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LE GALLERIE ITALIANE

Intorno a quel vasto ambiente fu fatto ricorrere in alto il medesimo
cornicione che adorna la tribuna, ed in basso un alto zoccolo in legno
di noce; decorando poi la parete intermedia di ricchissimi arazzi figuranti
scene dall'istoria d'Adamo ed Eva, opere del secolo XVI di fabbrica fiam-
minga (su disegni italiani di maniera bronzinesca) e disponendo su piedi-
stalli da ambedue i lati una quantità di calchi di opere del Buonarroti
non esistenti in Firenze, ne è risultato un ingresso severo e molto ricco,
armonicamente collegato e ben introducente a quella tribuna dove si con-
serva il mirabile colosso, e i calchi in gesso delle altre principali opere

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scolpite dal grande artefice fiorentino.

Furono poi meglio illuminate e riordinate le tre piccole sale cui di qui
si accede, ponendo in miglior vista e in più decoroso assetto tutte le pre-
ziose tavole del Beato Angelico nella prima, ed esponendo nelle altre i
migliori e più importanti dei trittici che stavano prima disordinati, come si
disse, nella gran sala d'ingresso, convenientemente riparati, insieme con i
ricchi tabernacoli che il tempo e l'incuria avevano mutilati e condotti a
rovina.

Con questi riordinamenti e riparazioni, sia dei locali, sia de'preziosi
oggetti d'arte contenutivi, quella Galleria ha raggiunto un tale aumento
di nobiltà e di decoro che la rende molto più ammirata; ed in notevolis-
sima misura si aumentò' il numero de' suoi visitatori.

Non rimane ora più che migliorare alquanto l'esteriore del fabbricato
per renderlo più conveniente al nobilissimo Istituto, togliendogli quel-
l'aspetto così volgare che gli disdice, e tanto più ora, che i miglioramenti
interni lo resero più di prima sensibile.

Presto però anche cotale provvedimento non sarà più un desiderio.

Alla Galleria stessa, sezione delle opere moderne, vennero alcuni dona-
tivi: la contessa Elisa Nemes, ungherese, le legava per testamento il proprio
ritratto eseguito da lei stessa, opera molto lodevole, massime poi per una
gentile signora che esercitava l'arte per semplice diporto. E la signora Laura
Chapman vedova Matas faceva clono alla detta Galleria del ritratto del
valente architetto suo suocero, prof. Niccola Matas, autore della facciata
di Santa Croce, dipinto da Pietro Benvenuti.

Nel Museo Nazionale fu continuata l'esposizione e ordinamento del
medagliere artistico, grande e ricco incremento di quell'illustre Istituto;
e già sono al pubblico in 17 grandi e artistiche vetrine un gran numero
di medaglie, proseguendosi senza interruzione nel lavoro, fino a che sia
esposta l'intera collezione di quelle e delle placchette.
 
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