LA GALLERIA NAZIONALE DI NAPOLI
f) Un falegname nella sica bottega, di palmo mezzo per uno e un
quarto circa.
« I suddetti quadri complessivamente si valutano per ducati mille-
duecento ».
Questi sei ultimi bellissimi quadretti non sono di scuola fiamminga,
ma opere dell'alemanno Giovanni Basilio Grandmami, del quale alcuni
recano la firma e gli anni 1758 e 1760:
Il eh. prof. Giovanni Beltrani ha recentemente narrate le vicende
di questi dipinti nei saccheggi di Napoli del 1799; ma come fossero poi
capitati nella nostra Galleria nazionale si era finora ignorato. Interessante
è l'odissea di queste bellissime tavole che, malgrado tante vicende, si sono
conservate intatte.
Il marchese Cammarota aveva comperato nel 1775 dal marchese Carlo
di Maio, insieme con alcune statue, porcellane ed altri oggetti artistici,
anche questi quadretti, che in origine sembra fossero otto. Venuta la ri-
volta del 1799, il Cammarota, per metterli in salvo, fi depositò nel mo-
nastero di San Gaudioso. Ma quel monastero fu messo sossopra e sac-
cheggiato nella notte tra il 22 ed il 23 gennaio, ed i quadretti furono
involati e capitarono nelle mani del rivenditore Matteo Cetrano, il quale
li vendette ai fratelli Terres. Il Cammarota intentò un giudizio a questi
ultimi, che furono condannati alla restituzione di quei dipinti, i quali non
sappiamo in che modo passassero di poi nella quadreria di Domenico
Barbaia. 165
Il nuovo riordinamento della R. Galleria napoletana procedeva con
lentezza e confusamente, e lo stesso Guerra, in una nota del 27 feb-
braio 1842 si lamentava perchè i dipinti da lui proposti per il Gabinetto
osceno, nella stanza attigua alla real quadreria dei capi d'opera, dopo un
anno fossero ancora in terra. Si noti che per Gabinetto osceno deve in-
tendersi la Sala delle Veneri, le quali, fin dal 18 settembre 1832 il Re
aveva ordinato « fossero tolte dalla pubblica esposizione ! »
f) Un falegname nella sica bottega, di palmo mezzo per uno e un
quarto circa.
« I suddetti quadri complessivamente si valutano per ducati mille-
duecento ».
Questi sei ultimi bellissimi quadretti non sono di scuola fiamminga,
ma opere dell'alemanno Giovanni Basilio Grandmami, del quale alcuni
recano la firma e gli anni 1758 e 1760:
Il eh. prof. Giovanni Beltrani ha recentemente narrate le vicende
di questi dipinti nei saccheggi di Napoli del 1799; ma come fossero poi
capitati nella nostra Galleria nazionale si era finora ignorato. Interessante
è l'odissea di queste bellissime tavole che, malgrado tante vicende, si sono
conservate intatte.
Il marchese Cammarota aveva comperato nel 1775 dal marchese Carlo
di Maio, insieme con alcune statue, porcellane ed altri oggetti artistici,
anche questi quadretti, che in origine sembra fossero otto. Venuta la ri-
volta del 1799, il Cammarota, per metterli in salvo, fi depositò nel mo-
nastero di San Gaudioso. Ma quel monastero fu messo sossopra e sac-
cheggiato nella notte tra il 22 ed il 23 gennaio, ed i quadretti furono
involati e capitarono nelle mani del rivenditore Matteo Cetrano, il quale
li vendette ai fratelli Terres. Il Cammarota intentò un giudizio a questi
ultimi, che furono condannati alla restituzione di quei dipinti, i quali non
sappiamo in che modo passassero di poi nella quadreria di Domenico
Barbaia. 165
Il nuovo riordinamento della R. Galleria napoletana procedeva con
lentezza e confusamente, e lo stesso Guerra, in una nota del 27 feb-
braio 1842 si lamentava perchè i dipinti da lui proposti per il Gabinetto
osceno, nella stanza attigua alla real quadreria dei capi d'opera, dopo un
anno fossero ancora in terra. Si noti che per Gabinetto osceno deve in-
tendersi la Sala delle Veneri, le quali, fin dal 18 settembre 1832 il Re
aveva ordinato « fossero tolte dalla pubblica esposizione ! »