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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 5.1897-1902

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Le Gallerie Italiane
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Venturi, Adolfo: R. Galleria Nazionale d'arte antica in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17330#0422
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356 LE GALLERIE ITALIANE

luce morente. Le nubi gialle verso l'orizzonte si fanno, man mano che
salgono più in alto, violacee e smorte. Tale è il quadro che abbiamo asse-
gnato a Giorgio Barbarelli, detto Giorgione.

La finezza del dipinto è tutta propria dell'artista fiorito al limitare del
secolo XVI. Vedansi V armatura d'acciaio coi riflessi di luce, come nel
San Liberale dell'ancona di Castelfranco; la scimitarra con la guaina di
velluto e con l'elsa terminata a testa d'aquila, a mo' di quelle che si
vedono ne' Trionfi del Mantegna ; il drago, che par fatto da un orafo con
oro e smalti; il pennone sacro, stretto da sottili lacci alla lancia che ha
trapassato, senza macchiarsi, la gola del drago ; il manto della' figlia
del re con orli a ricami d'oro, e la sua veste damascata e la corona con
perline. Tutto quanto resta sano e salvo dall'antico restauro ci rivela il
quattrocentista coscienzioso, diligente all'estremo in ogni particolare, ma
senza pedanteria, senza leziosaggini, fine e forte. La testina del cavaliere,
coi capelli ondeggianti al vento, sul leggiero trasparente pulviscolo d'oro
del nimbo che luce sul verde, e la criniera argentea del cavallo, e la sci-
mitarra neh fodero di velluto con fornimenti dorati che spicca sul guar-
nello verde del San Giorgio, e il manto rosso svolazzante e il fantastico
drago infocato, abbagliante, e la luce che rade le foglie degli abeti nel
fondo e si riflette sulle case e sulle alture, sui molteplici piani della lon-
tananza: tutto mostra un colorista raffinato, che sa rendere senza eccessi
i rapporti più festosi delle tinte, che sa fiorire le sue forme nella luce.
11 rosso del manto è quello proprio del Giorgione; la sinistra mano del
San Giorgio, che ci rende più schiettamente il tono delle carni giorgio-
nesche, è del colore abbronzato, della tinta scura zingaresca del maestro ;
e sua è quella luce di tramonto, sue sono quelle nubi luminose dell'oriz-
zonte che svaniscono salendo nella volta del cielo ; e suoi quegli arbusti e
quelle foglie segnate con tocchi rapidi e grossi nel primo piano, formanti
come fiocchi o pizzi di canna di palude.

La disposizione della scena con la grande quinta da un lato o la
gran . rupe che fa da quinta alla scena, e con il fondo luminoso nel centro,
è simile a quella del quadro di Vienna già detto dei « Tre filosofi » ; ed
è la stessa rupe che. si vede neh'« Apollo e Dafne» del Seminario di
. Venezia e nella « Venere » di Dresda ; il movimento della figlia del re cor-
risponde a quello di Dafne fuggente; il disegno delle gambe della donna
. regale è lo stesso tanto della Dafne, quanto della madre che allatta il
Bambino nel dipinto di casa Giovanelli a Venezia.

E doloroso di non poter presentare questo quadro nella sua integrità,
di dover contentarci ad ammirarlo in pezzi. Ma anche così, esso ci serve
a meglio restringere la classificazione delle opere di Giorgione. La Ma-
donna di Castelfranco e l'altra del Museo del Prado a Madrid sono i due
 
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