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IMAGINI DELLA VERGINE

PROEMIO

De

"elle imagini di Maria SS. dipinte in tela o in tavola, niuna
è, se antica, della quale non si legga che ci sia stata recata
dall' Oriente o da Costantinopoli, sia per causa della perse-
cuzione dì Leone Isaurico, sia per dono fattone dagl' Impe-
ratori di Oriente, dopo che ebbe avuto termine l'eresia degli
Iconoclasti. Vi hanno però delle imagini dipinte sopra into-
nico parietario, le quali non sono che delle città ove si
trovano. Una di esse è in Roma i'imagine di S. Maria in
via Lata, della quale il Piazza scrive (Eortologio o Stagioni
quaresimali, p. 316 ), " l'imagine della Vergine che sta
sull' aitar maggiore, esser opera di S. Luca, e tenersi che
fosse la prima imagine che di essa dipingesse il santo Evan-
gelista pittore, ti È dipinta sopra tavola, e rappresenta la
sola Vergine col capo coperto dal manto e poca parte delle
spalle e del petto.

La tradizione racconta che il medico antiocheno di nome
Lucano, o, secondo il dialetto alessandrino, Luca, sapesse
anche di pittura; e poiché l'antichità gli ha dato questo vanto,
sarebbe una leggerezza il negarglielo. Imperocché antica
è la tradizione che a S. Luca attribuisce l'aver dipinta la
Vergine santissima, quando era in Gerusalemme. Teodoro
Lettore ce ne assicura al secol'VI nella sua storia; il qual
luogo, che non sia interpolato da Niceforo, come sostenne
uno scrittore anonimo del secolo scorso, ma sia genuino, il
dimostra la conferma che se ne ha nel secolo VIII da Andrea
Cretense (Fragni, de adorat. sanct. imag. ed. Boisson., Anecd.
t. IV, p. 472) fatto martire dal Copronimo nel 761, e da

S. Giovanni Damasceno (Orat, adv. imper. Constantinum
Cabal. I, p. 618, ed. Le Quien; Epist. ad Tìieophil. imper.
p. 631), e dai Padri del Sinodo orientale (ad Theophil. imp.
ed. Combefis, in Manip. ad calcem Allatti de Symeon.
scriptis, p. 114, ed. i664). Potrà quindi ben essere che questa
o quella pittura sia una copia di originale anteriore, ma non
sarà mai vero ciò che opinò Domenico Manni nella disserta-
zione che die alla luce in Firenze l'anno 1764, intitolata: Del
pero pittore Luca Santo, e del tempo del suo fiorire ecc., nella
quale a pagina 22 trae da un codice riccardiano del quat-
trocento, edito dal Lami (Del. Erudii, anno 1744), la nuova
sua opinione, che cambia l'evangelista S. Luca in Luca Santo
fiorentino, vissuto ai tempi del santo vescovo Podo, morto
nel 1002. Il manoscritto dice così (ap. XIV) : " Mentre che
si fece detto romitorio, detto messer lo Vescovo fé' fare e
dipingere la tavola di nostra Donna, come lui ebbe per
revelazione di Dio ; e dipintore ne fu un grande servo di Dio
e di santa vita nostro fiorentino, il quale avea a nome Luca,
Sante volgarmente chiamato. « A dir vero il Manni di questo
suo opinare non deve portare tutta la pena : perocché,
quando ciò scrisse, egli non altro fece che seguire il parere
altrui : avendo il Lami già sentenziato, che il Tillemont, i
Bollandisti ed altri critici giustamente aveano tenuto che il
nome di pittore si fosse attribuito all'Evangelista per con-
fusione fatta fra lui e un qualche pittore del medesimo nome.
Ma il Lami si rivolse di poi contro del Manni nelle Efemeridi
fiorentine 1764 (col. 769 e segg.), e sostenne che l'opinione
di Luca evangelista pittore, essendo in oriente assai anteriore

lì —
 
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