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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 3): Pitture non cimiteriali — Prato, 1876

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https://doi.org/10.11588/diglit.1395#0025
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RITRATTI DEI PAPI

NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA

PROEMIO

Ireziose oltremodo sono le quattro tavole seguenti che ci
conservano i ritratti dei primi Papi, una volta dipinti nella
basilica di S. Paolo fuori le mura di Roma sulla parete
australe. Eran due le serie dei ritratti sulle due pareti,
l'australe e la boreale, ma di tempi diversi. Il Ciampini
{De sacris aedif. e. 4, p. 3 9 e segg.) non ne distinse le epo-
che, ma di tutte fece autore papa Formoso. Francesco Bian-
chini distinse la serie superiore della parete australe dalla
serie inferiore e stabilì (Prolegg. adAnastas., voi. II, pi. LXXII),
che la serie superiore era antichissima, cioè del secol quinto,
e che papa Formoso era autore della serie superiore oppo-
sta, cioè della parete boreale; quanto alla serie inferiore, che
riproduce la serie superiore, egli la riferì a papa Nicolao III,
il quale copiò le imagini antichissime e niente di nuovo vi
aggiunse. A Giovanni Marangoni sembrò che la superiore
australe dovesse attribuirsi a S. Leone : ad altro Papa poste-
riore la serie superiore boreale, ma l'ordine inferiore stimò,
che fosse opera di papa Nicolao III, avvertendo che questo
Papa aveva aggiunto a quelle imagini il nimbo e il pallio
con tre croci, e dalla quinta colonna in poi anche la tiara
e una nuova foggia di sopravveste. Tutte queste pitture sono
perite coli'incendio della basilica, trattene soltanto quelle
della serie superiore australe, cioè le antichissime, che fu-
rono provvidamente staccate e riposte nei magazzini del
convento alla basilica congiunto, donde assai dopo cavate,
ornano oggi le pareti del convento predetto.

I ritratti dei Papi erano stati già pubblicati dal Panvinio
e dal de Cavalleriis, ma il Bianchini e il Marangoni giusta-

mente lamentano che non siasi tenuto troppo conto di questa
serie antichissima, che meritava di essere pubblicata sepa-
ratamente e con tutta l'accuratezza Conveniente a monu-
mento di tanto pregio. È però certo che se questa serie
non fu preferita, neanche si trascurò, come sembra voglia
dire il Marangoni, e ne abbiamo la testimonianza nella
prefazione che il de Cavalleriis suddetto pose avanti alla
edizione delle Effigies Romanorum Pontificum, stampata
l'anno 1680 ai tempi di papa Gregorio XIII, ove dice, che
avendo egli deliberato di pubblicare i ritratti dei Papi, ardua
e malagevole impresa anche dopo la edizione panviniana,
gli era stato d'uopo andarli rintracciando a gran fatica nelle
tombe, nei musaici, nelle monete, nelle pitture, in particolar
modo in quelle che decoravano le basiliche dei SS. Pietro
e Paolo.

Questa pubblicazione delle pitture antichissime aspettava
adunque l'opera di qualche diligente archeologo, e il Maran-
goni vi si accinse : ma le sue stampe non furono, quali egli
credette, una precisa riproduzione delle originali pitture,
senza togliere né aggiunger nulla ; constando ora che il pit-
tore Monosili, del quale egli servissi, le disegnò, dopo averle
supplite e restaurate, non distinguendo l'antico dal moderno.
Il Marangoni non seppe altro se non che v'era una imagine
supplita insieme colla epigrafe, e questa era la pittura di
S. Anacleto: Unica S. Anacleti imago currisua epigraphe in
totum perierat, quae adformam aliarum noviter est restituta.
Ma egli sbagliò e l'imagine rifatta non fu quella di S. Ana-
cleto, sibbene quella del vicino Eleuterio: né poi l'iscrizione
 
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