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Volume II.

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

Pitture

nopoli, dalla quale si apprende che l'anno 1629, essendo dai
Turchi tolta ai cristiani la chiesa in contrada Ballata, ove
si venerava quella imagine, e vi aveva gran concorso di
fedeli, fu dal Bailo veneto, non senza gran donativi, ottenuta,
e traslocata nel sobborgo di Pera, ove oggidì si conserva
nella chiesa di S. Pietro. La chiamano Madonna dell' itria
corrottamente, volendo dirla Odegetria: ma di fatto essa
non è tale, perchè la Odegetria del D'Agincourt, anteriore
alla presa di Costantinopoli, ha tipo diverso. Pare quindi,
che distrutta la vera Odegetria dai Turchi, come narra il
Zomerero, siasi sostituita in contrada Ballata un' altra ima-
gine egualmente venerabile, e a lei dà nome di Madonna di
Costantinopoli, Madonna dell' itria, e con tale appellazione
siasi venerata dipoi fino ai dì nostri, senza che ad alcuno
fosse finora venuto il pensiero di cercarne l'origine.

Della vera Odegetria, perchè il tipo non manchi, sarà data
l'imagine nel Volume V fra le monete con tipi cristiani, ove
anche farò incidere la Madonna detta La fonte, nelle tavole
delle pietre cristiane incise.

I
Teofane nel citato passo, parlando della Odegetria, afferma
che era dipinta con colori a cera. Di pitture fatte a colori im-

pastati colla cera parla S. Giovanni Crisostomo in due luoghi:
il primo che fu letto eziandio nel Concilio niceno II (act. IV)
dice(i): Io ho carissima una pittura di colori a cera che
spira divozione : iyà Sì tijv xypóyinov Rannera ypafr»/ eìcifclag
mn\t)pmixhT)V. il secondo è nel sermone del giovedì santo
ove chiama la pittura esprimente F imperatore, pittura fusa
colla cera, m/ipóxwmv ypxtpw- Quest'uso di temperare i colori
colla cera fu molto volgare in Oriente, onde potè Anastasio
di Teopoli dire nel Concilio niceno II, parlando delle pit-
ture su tavola, non essere altro che legno e colori mesticati
colla cera: YLai tot tik eìvóxog oùSsv hspov ovari; r) ijuXoy xaì
■/j>i\>.aia Kqpà [iipiynsva y.xl xexfiafjiva:. Il Gretsero (loc. cit.)
pigliò abbaglio quando, credendo che si trattasse d'imagini
di cera, scrisse, che, se S. Luca era stato autore della imagine
di Maria detta òàrjy/jTpi'a, avrebbe dovuto dirsi piuttosto
plastes, o sia modellatore e formatore, che pittore. Dal quale
abbaglio non seppe difendersi neanche il dotto P. Francesco
Scorso, annotatore delle Omelie di Teofane Cerameo, e a
pagina 5o3 opinò, potersi dare che S. Luca fosse stato insieme
e pittore e piaste, o sia modellatore in cera. L'uso di ado-
perare la cera nei colori durava tuttavia in Grecia al secol
nono, come attesta Simeone Metafraste, il quale anche ne
fa autore S. Luca (in vita).

(1) Il Damasceno che cita questo passo nella Orazione II, de sacrìs
ìmaginibus V attribuisce ancor egli a S. Crisostomo. Ma il Montfaucon

pensa che non sia lavoro del santo Dottore (Sancti Ioa. Chpys. Opp.
t, VI, p. 4oo seq.).

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