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Volume II.

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Tav. 107.

La moneta d' argento anonima dataci dal Sabatier
(tavv. i4, i5), ci rappresenta un'imagine della Vergine che
assai si rassomiglia allo smalto di Campitelli. Sta Ella in
piedi sopra predella ed ha intorno le sigle Me e un greco
esametro, la cui metà compiesi colla leggenda del rovescio.

+ iupeeNe coi noAVAiNe

OC HAIHK6 IIANTA KATOPeOI

Lo stile di questa moneta è identico a quella che rap-
presenta la Blachernitisa, e però non è malagevole attri-
buirla a Costantino Monomaco (1). Il Cavedoni nelle sue
Osservazioni sopra alcune antiche monete bizantine (Mo-
dena 1857) a pagina 4o dice che: n la particolarità del
portar che fa la B. Vergine Gesù infante fra le sacre sue
braccia ne porge buono argomento per ritenere, che vi sia
ritratta la imagine che veneravasi in Costantinopoli nella
chiesa denominata tùw 'Ody/àv, poiché anche quel dipinto
rappresentava la Vergine h zaig lipatg okivuig àyxaX<SofxÉvi?v
zòv Kvpiov (Theod. (con. Tìieoph.) Ceram. homil. XX; Du
Cange, De Impp. Cpol. num. § 3o). n Questa è invero la
sentenza oggi diffusa in oriente ; e chiamano Odegetria cosi la
Vergine impressa sulla moneta che ho detto di Costantino Mo-
nomaco, come le Madonne tutte che or in monete di argento
o bronzo, or in medaglie di piombo son figurate, e in capo
a tutte quella d'argento edita dal Sabatier (tav. L, i5), cui
risponde il pregevolissimo bronzo inedito del signor Dethier
col busto di S. Nicolò al riverso: questa medesima imagine
vedesi anche sopra due piombi posseduti dallo stesso Dethier,
uno con S. Teodoro al riverso, l'altro con semplice leggenda,
le impronte delle quali ho, per singoiar bontà del possessore,
sott'occhio. Abbiamo anche un testimonio più antico, l'arcive-
scovo di Taormina, Teofane Cerameo, autore del secol nono,
il quale scrive (Hom. XX, de imaginib. p. 129) che la
Vergine di S. Luca, tuttavia a' suoi giorni venerata in Co-
stantinopoli, aveva sulle braccia il Bambino (Cf. Du Cange,
De Impp. Constantinopolitan. nummis, § 3o) : K«; (ìev xai
kovv.aq e y\cc(pvpòg ÌLvcc/ytkiGzrig Z'/jv zr/.óva. rifé SèGiiyzcpog xvfpa
xa£ ^p(ùp.a.aiv k'C(àypay*}CcV èv zcàq Upatg àXivtxig àyjtaX^ofts'viju
zòv Kvpiov, r} zig h ry \).iycà.oitokii vvv ftiaaa&zai. Ma soprattutto
ci dovrà servire di ottimo riscontro la preziosa copia della

Odegetria eseguita a tempera sul legno, che il D'Agincourt
ha data nella Storia dell' arte (Pittura, tav. LXXXVII), asse-
gnandola al secolo XIII. Ha essa il Bambino sul braccio suo
sinistro e guarda verso la destra dello spettatore, appunto
come le imagini delle monete bizantine e dei piombi sopra
descritte. La greca epigrafe che 1' accompagna dice esser
dessa la Odegetria: MP 0T H OAHrHTPIX.

Stabilito così il tipo vero della Odegetria, e non sapendosi
altra imagine, egualmente venerata sotto tal nome, noi do-
vremo conchiudere che la Madonna di Pera, che si è da
me incisa nella tavola al numero 4, non sia la decantata
Odegetria, sibbene un'altra sostituita, dopo la presa di Costan-
tinopoli, in luogo suo. Imperocché è egli evidente che la
Vergine Odegetria del quadro di D'Agincourt, che così bene
riproduce la Madonna delle monete e dei piombi sopraccitati,
non guarda a sinistra, come l'imagine di Pera, ma a destra,
il che costituisce una grande discrepanza di tipo.

E veramente noi sappiamo da Errico Zomerero (pr. Du
Cange, Const. Christ. e. XV, n. V), che i Turchi, presa
Costantinopoli, tolte le gemme che ornavano la pittura di
S. Luca, la trascinarono per le strade e la fecero in pezzi.
V imagine che ha oggi culto in Pera, mi scrive il P. Giu-
seppe Romano che l'ha attentamente esaminata e fatta
disegnare e prendere in fotografia a mia richiesta, non ha
di antico che il volto della Vergine e quello del Bambino.
Costantinopoli, 31 gennaio 1873. u Dall'esame fattone insieme
coi PP. di S. Domenico ci siam convinti sempre più di quello
che già essi sapevano, che della celebre e venerabile imagine
non esiste altro più che il volto della Madonna, incassato in
una grande tavola di legno moderno, n Ai tempi di mon-
signor Subiani (scrivea egli l'anno i656) era questa imagine
u in tavola antichissima dipinta con quelle fattezze e figura,
che si suole dipingere e vendere in Italia col titolo di Ma-
donna di Costantinopoli », e così difatti ce la rappresenta
Michele Giustiniani (Dell' origine della Madonna di Costan-
tinopoli, Roma i656), il quale anche pubblica a pagina 80
una lettera, scrittagli dal suddetto monsignor fra Giacinto
Subiani, arcivescovo di Smirne e suffraganeo di Costanti-

fi) Il Saulcy attribuì questa moneta anonima senza meno a Gio-
vanni Zemisce [Essai, pag. 246); l'Arneth (Sjmops. mns. Caes. p. II,
pag. 231) la stimò di Romano IV Diogene; il Cavedoni (Osserv. cit.
pag. 39) l'assegnò a Giovanni li Comneno, il Muller (Descr. des Mon-
nais ani. du Mus. Thorwald., pi. IV, n. 670, p. 383), conghietturò che
ne fosse autore Costantino XIII Ducas. Il Saulcy si appoggiò alla somi-
glianza che gli parve riscontrare fra questa moneta e quella di Giovanni
Zemisce con 1' epigrafe MER 0V DEDOXASM O EIS SE ELPIZojN
OVC AnOT, X. Ma il Cavedoni (loc. cit.) giustamente osserva esservi
grande discrepanza fra l'alfabeto del Zemisce e quello della moneta
anonima. Questa differenza medesima è stata notata dal P. Giuseppe

Romano, per attribuirla al Monomaco, in un suo dotto articolo a me
comunicato. Gli dà poi, a mio avviso, vinta la causa la considerazione
già da me fatta e che risulta spontanea dal mettere la moneta colla Ver-
gine delle Blacherne insieme con questa anonima, le cui due impronte
ho davanti, mentre scrivo, prese da me a Parigi, alcuni anni addietro,
dal Gabinetto delle Medaglie. Ecco ciò che egli mi scrive da Costantino-
poli a questo scopo: 20 settembre 1873. « Se dalla,paleografia passiamo
all' ai te e al gusto delle imagini sacre, in faccia alla Blachernitisa, ove
leggesi completo il nome di Costantino Monomaco, non esito punto a
collocare sotto lo stesso regno i due altri pezzi rappresentanti la Vergine,
che gli somigliano sì da vicino nella paleografia e nel resto dei caratteri. »

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