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Pitture

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

TdV. 122, 123.

3. (De Nessel, tav. XLVII; Gen. cap. XLIX, vers. 28-33).
Termina il testo alle parole: napà tgÒv vlàv RÈt, x«ì xcainav-
asv 'Icotw/3 cnitaaaav. Giacobbe seduto di fronte fra i dodici
figli che stanno in piedi, parte a destra, parte a sinistra,
prescrive loro che dopo morte il sepelliscano in Canaan nella
doppia spelonca dell'agro di Efron, ove giacevano i padri
suoi Abramo ed Isacco, Giuseppe ha il posto distinto a destra
del padre. La scena si finge all'aperto.

4. (De Nessel, tav. XLVIII ; Gen. cap. XLIX, 33, L, 21). Con
questo quadro che ci mette sott'occhio i funerali di Gia-
cobbe, descritti nell'ultimo capitolo della Genesi (vers. i-4),
terminano le insigni pitture delle pergamene di Vienna. Gia-
cobbe giace morto sul letto funebre ed è pianto dalla famiglia.
Ma Giuseppe bacia il padre, irrigandolo di pianto. Nella scena
a sinistra il cadavere di Giacobbe involto nella sindone e
nelle fasce, a guisa di mummia, è portato a seppellire nella
spelonca di Efron (vers. 13).

Il più notevole guadagno che siasi potuto fare nella Storia
dell'Arte Cristiana colla retta publicazione di questo codice,
non è già quello di aver pitture che ci rappresentano lo stato
dell'Arte ai tempi di Giustiniano, o non molto prima di
quell'epoca, ma sibbene di avercene con evidente ragione ad-
ditata P asiatica origine. Così noi potremo supplire alla intera
rovina di quest'arte nell'Asia e congiungere le ammirabili e
classiche scene della Genesi colla imagine Edessena, che le
precede di almeno un secolo, colle semplici e graziose scene

del nuovo Testamento che ci sono offerte dal codice siriaco
della Mesopotamia, e colle sì rinomate, e insieme sì poco
conosciute delle borraccette di Gerusalemme, le une e le
altre di epoca non molto diversa e certamente della età di
Teodolinda.

Possiamo quindi vantare maggior copia di monumenti
cristiani nell'Asia, dove tutto oggidì è perduto, che non se
ne abbiano dalla Grecia e dall' Impero d'Oriente, che ne fu
un dì sì ricco.

Or è bene avvertire, che nei monumenti dell'Asia e del-
l' Egitto non si vede mai rappresentata la divinità in umana
forma, il qual costume dovrà dirsi essersi introdotto in
Occidente, ma si è figurata costantemente la mano celeste,
ovvero un Angelo in sua vece.

Egli è d'uopo che io mi scusi coi miei lettori, se di queste
pitture non ho notato i colori, come fo generalmente delle
altre : i tentativi da me fatti a fin di avere chi in Vienna
mi rendesse questo servigio essendo andati a vuoto, io non
ho potuto aggravarmi anche di questa spesa. E già molto
che, privato qual sono, abbia intrapreso e condotta un' opera
giudicata colossale dagli intendenti, senza aiuto di alcuno,
anzi fra ostilità manifeste, e senza altro compenso che la
coscienza di servir quale istrumento nelle mani di Dio a
rendergli onore, ed abbellire la sua sposa diletta, che è la
Chiesa.

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