Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 3): Pitture non cimiteriali — Prato, 1876

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.1395#0053
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
CODICE AMIATINO

PROEMIO

li codice del monastero di Montamiata, che si conserva ora
nella Laurenziana di Firenze, tiensi comunemente, e sia
pure, che fosse offerto da Servando discepolo di S. Benedetto,
a colui che teneva il posto di S. Pietro. Io confesso di non
aver potuto veder traccia di questo nome nel luogo del co-
dice ove il Bandini (Bibl. Leopoldin. t. I, pag. 725 seg.)
afferma di averlo a gran fatica scoperto. Del resto egli pensa
che l'abate Servando a capo del libro inscrivesse a S. Pietro
l'epigramma che comincia :

CULMEN AD EXIMII MERITO VENERABILE PETRI,
QUEM CAPUT ECCLESIAE DEDICAT ALMA FIDES.

Ma egli è per me fuor di dubbio che il dedicante l'offrisse
a colui che teneva il luogo di Pietro, cioè al Sommo Pon-
tefice, del quale non ci rivela il nome. Il Tisehcndorf con-

cede anch'egli che sia un Papa, a cui si fa la dedica (Cod.
Amiat. prof XI), e stima possa essere S. Gregorio Magno.
La qual opinione non è a parer mio verosimile, perchè questo
santo Papa, che governò la Chiesa dal 590 al 6o4, se no-
mina Servando ne'suoi scritti (Dialog. II, cap. 35), nulladi-
meno non fa sospettare neanche che fosse allora vivo, o che
gli fosse stato amico, il che secondo il suo stile non avrebbe
omesso. Questo codice essendo meritamente celebrato per la
sua remota epoca, fa meraviglia che il Seroux d'Agincourt,
il quale pur radunò nella tavola XXXVII della sua Storia
dell'Arte alcune pitture del codice Laurenziano siriaco, non
abbia detto neanche una parola di questo Amiatino, quan-
tunque sia tanto pregevole per le miniature d'epoca certa
e di scuola latina, e pel confronto che vi poteva instituire
fra la scuola greca di Oriente e la contemporanea latina di
Roma, di che gli mancavano, com'egli confessa, gli esempii.

TAVOLA CXXVI.

1. C la seconda pittura del codice, che rappresenta Esdra
intento a scrivere il sacro codice ebraico. Sull'alto della
pagina si legge questo epigramma:

COD1CIBVS SACRIS HOSTILI CLADE PERVSTIS
ESDRA DEO FERVENS HOC REPARAVIT OPVS.

Esdra, che gli Ebrei soprannominarono il principe dei dot-
tori della legge, unì in un sol corpo i sacri volumi e li divise

in venti due libri, denominandoli dalle lettere alfabetiche che
presso quella nazione ebbero anche uso di numeri. Egli
siede sopra scanno coperto di verde piumaccio, ha davanti
il libro e nella destra il calamo : sulle pagine del libro alcuni
segni incerti son posti a fin d'indicare la scrittura. Ha intorno
alla testa il nimbo dorato, copresi il carx) con un panno
che gli fa le veci di cuculio e porta sul vertice il diadema
sacerdotale sormontato dalla lamina cilindrica. Veste tunica
verde immanicata e cinta ai fianchi di larga fascia: per

49
 
Annotationen