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Inghirami, Francesco; Molini, Joseph [Oth.]
Descrizione Dell'Imp. E R. Palazzo Pitti Di Firenze — Firenze: Presso Giuseppe Molini E Comp., 1819

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https://doi.org/10.11588/diglit.72591#0099
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del favore che prestavano alle arti liberali.
Leone, e i Medici seniori ne avevano stabilita
la massima, onde Cosimo, emulando la gloria
de' suoi, colse l'opportunità dell' intrapreso
Giardino, per valersi dell'opera di bravi ar-
tefici, che dassero ad esso fama di largo remu-
neratore del merito, ed a se stessi quel sollievo
che impazientemente attendevano dopo le pas-
sate sventure d Italia. In questo modo si
videro fra numeroso stuolo d'artisti occupati
ad ornare il Giardino di Boboli anche i Giam-
bologna, i Bandinelli, i Francavilla, i Tacca,
ed altri vicini a loro, se non di grido almen
sicuramente di inerito (i). Le opere loro non
andaron per altro esenti dai difetti del tempo,
che consistevano nel seguire il Maestro piuttosto-
chè la natura. Molto si operava per arte, per
affettazione, per manierismo, per esagerazione.
Siffatte massime, che molto dominano ne' mar-
mi di Boboli, si portavano ovunque operavasi
dagli artisti d'ogni genere a' tempi di Cosimo,
ed egli stesso non sdegnava che in ogni oggetto
spettante al suo dominio, splendesse il lusso d'un'
arte ostentata e difficoltosa , piuttostochè un
gusto del vero bello da cercarsi nella imitazione
della più scelta natura. Per queste massime stes-
se i due architetti che fecero lo spartimento
della piantazione del bosco, operando colle sim-
metriche regole della artificiosa euritmia, cerca-
ron che un albero per esempio ne richiamasse

(1) Galluzzi, Tom. I. p. 302.
 
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