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Inghirami, Francesco; Molini, Joseph [Bearb.]
Descrizione Dell'Imp. E R. Palazzo Pitti Di Firenze — Firenze: Presso Giuseppe Molini E Comp., 1819

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https://doi.org/10.11588/diglit.72591#0101
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questo Paese. La frequenza di villaggi e di
case campestri , di che abbondano 1' adiacenze
di Firenze vedute da Boboli, fecero dire all' A-
riosto, che
A veder pien di tante Ville i colli,
Par che '1 terren ve le germogli, come
Vermene germogliar suoi , e rampolli.
Se dentro un mur sotto un medesmo nome
Fosser raccolti i tuoi Palazzi sparsi,
Non ti sarian da pareggiar due Rome (i).
Tale in somma era lo stato del Giardino di
Boboli commesso da Cosimo agli Architetti
Braccini e Buontalenti , e da lui stesso anco
veduto quasiché adulto, essendo egli sopra-
vissuto I4 anni dalla piantazione del bosco; e
tale ha dovuto mantenersi fino al presente , mal-
grado alcuni tentativi, ma inutili, nel voler dare
ad esso una forma diversa (2). Nè piccolo è il
vanto di questo luogo di delizie d'aver dato
origine a quei di Versailles, di Marly, delle Tuil-
leries, e di altri famosi; mentre Le Nótre da
questo ne attinse le idee (3) del genere dei
Giardini regolari. Le piante antiche geometri-
che di questo Giardino attestano, che poche
variazioni sono state fatte dai Sovrani che suc-
cessivamente occuparono il Trono della To-
scana. A Cosimo I si attribuisce 1' invenzione
d' aver quivi introdotti alberi nani da frutti,
mercè il suo esercizio nella potatura (/,). Eleo-
(1) Ariosto, rime, Cap. XVI.
(2) Soldini, 1. cit. Tav. ultima.
(3) Milizia, l. cit. Tom. II. p. qo^.
(4) Lastri, osservatore fior. Tom. VÌII. p. i3. !,.
 
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