J96 DEGLI SPECCHI MISTICI
te ci vien descritta da'poeti, fra quali il citato Lucrezio,
che così canto di essa:
Torna la vaga primavera ? e seco
Venere tornaP e messaggier di Venere
Zeffiro alato,e V orme sue precorre.
Cui la madre de' jìor tutta cosperge
La strada innanzi di color novelli
Bianchi^ gialli"j vermigli, azzurri e misti>
E di soavi odor V aere riempie l.
Qui peraltro l'artista ha voluto estendere l'espressione del
poeta, poiché oltre i fiori aggiunse alla Dea la più seducen-
te venustà del corpo, il quale scoperto per l'alzar del man-
to, ornato comparisce in varie parti di vezzi, di monili, e
di diadema; alludendosi cosi alla bella stagione di primave-
ra, in cui mercè lo sviluppo della natura? dischiude la ter-
ra T ampio seno, e spuntar fa dalle piante vaghissimi fiori.
Ecco pertanto ristretta nei citati pochi esempi la ragio-
ne delle figure, dei fiori, e dei pesci che nel Disco si ve-
dono, a Venere non che ad Opi addice voli per le ragioni
medesime. Osservo parimente che se il Disco rappresenta,
com'io suppongo, il mondo creato, Venere o qualche segno
del di lei culto vi dee comparire. Difatti gli Orfici attribui-
rono ad essa una considerabile possanza nel mondo, per cui
si trovano negl'Inni Orfici i versi seguenti:
Omnia iunxisti'. per te stant pondera mundi,
Imperasque tribus Parcìs, atque omnia gignis
Quae mare, quae caelum late, terramque pererrant. 2
u **nu(
corfti arca»
(pai*
t0 dice
De nat. rer., lib. v, v. j'S6-j^q.
Trad. del Marchetti, p. 3i5.
2 Hymn. in Yenerem, V- 4" 7'
con m
Quanto ho
re che potrà
Circe; poiché
inutile, ancor
supposto. Ma
rare esser que
me il di lei d
ito non debbi
tale, fa d'uop
con Venere me
che verso di
ce)a, così ha
die Luciano t
allegorici della
« alla Giuri
iero un ten
^ sola astrane
i ragione di
sta inconseguei
Neta Venere
U* degli De
ÌAt «e ben,
Ji;. *W ad
f>DeaS,'
•H,iib
te ci vien descritta da'poeti, fra quali il citato Lucrezio,
che così canto di essa:
Torna la vaga primavera ? e seco
Venere tornaP e messaggier di Venere
Zeffiro alato,e V orme sue precorre.
Cui la madre de' jìor tutta cosperge
La strada innanzi di color novelli
Bianchi^ gialli"j vermigli, azzurri e misti>
E di soavi odor V aere riempie l.
Qui peraltro l'artista ha voluto estendere l'espressione del
poeta, poiché oltre i fiori aggiunse alla Dea la più seducen-
te venustà del corpo, il quale scoperto per l'alzar del man-
to, ornato comparisce in varie parti di vezzi, di monili, e
di diadema; alludendosi cosi alla bella stagione di primave-
ra, in cui mercè lo sviluppo della natura? dischiude la ter-
ra T ampio seno, e spuntar fa dalle piante vaghissimi fiori.
Ecco pertanto ristretta nei citati pochi esempi la ragio-
ne delle figure, dei fiori, e dei pesci che nel Disco si ve-
dono, a Venere non che ad Opi addice voli per le ragioni
medesime. Osservo parimente che se il Disco rappresenta,
com'io suppongo, il mondo creato, Venere o qualche segno
del di lei culto vi dee comparire. Difatti gli Orfici attribui-
rono ad essa una considerabile possanza nel mondo, per cui
si trovano negl'Inni Orfici i versi seguenti:
Omnia iunxisti'. per te stant pondera mundi,
Imperasque tribus Parcìs, atque omnia gignis
Quae mare, quae caelum late, terramque pererrant. 2
u **nu(
corfti arca»
(pai*
t0 dice
De nat. rer., lib. v, v. j'S6-j^q.
Trad. del Marchetti, p. 3i5.
2 Hymn. in Yenerem, V- 4" 7'
con m
Quanto ho
re che potrà
Circe; poiché
inutile, ancor
supposto. Ma
rare esser que
me il di lei d
ito non debbi
tale, fa d'uop
con Venere me
che verso di
ce)a, così ha
die Luciano t
allegorici della
« alla Giuri
iero un ten
^ sola astrane
i ragione di
sta inconseguei
Neta Venere
U* degli De
ÌAt «e ben,
Ji;. *W ad
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