XI.
mero immenso, al quale sono cresciute le moderne statue mi si permetta
almeno generalmente di ragionare, non sarà iperbole il dire , che nulla
ceda a quello delle antiche perdute-, poiché sé si prendono a considerare
tutte quelle , che si venerano so i làgri altari , che adornano i làgri tem-
pli , che a’maestosi Cristiani mausolei fanno corona, che le pubbliche
piazze , e fonti abbellifcono, che nelle private caso , e giardini stanno
riposte, si dirà forsè, che minor quantità le ne dislipò , di quelle , che
nuovamente ne sieno fiate prodotte ; onde poi aggiunte a quelle tan-
te rimasèci dalla voracità de’ tempi, delle quali non è angolo in Roma o
pubblico, o privato , che non ne ostenti in abbondanza il numero, si po-
trà sèmpre con certezza aflèrmare, essere fiati ingiufii coloro, che non
anno làputo parlare delle magnificenze dell’antica Roma lènza pregiudizio
di quella , che ne’nostri tempi più maestosà, e più bella è risiuta.
Domenico de Rolsi architetto di questa nobil opera , che oggi elèe
dalle soe stampe, benché abbia avuta intenzione di fare una raccolta delle
più stimate statue di Roma, non ha però sdegnato porvene alcune d ar-
tifizio meno eccellente, o perchè rappresèntassèro uomini di chiara me-
moria , per cui si supplislè alla minor perfèzione delsarte, o perchè por-
tasièro leco misteriolè, ed erudite ostèrvazioni, colle quali potesièro i let-
terati penetrar più a dentro negli arcani dell’antichità . Non ossèrvò egli
altro ordine nel dilporle, che quello di tenerle unite neìuoghi , ove elle
oggi si trovano , e volle aggiungere alle Medicee alcune, che si veggono
nella città di Firenze , si perchè parte delle medesime fu una volta
in Roma, come ancora perchè laltre sono di così rara eccellenza, che
meritano d’essèr poste al pubblico ; Mescolò poi tra le antiche molte del-
le moderne d’eccellente lavoro , affinchè il paragone facestè fede della pe-
rizia de’ nostri artefici ; ed averebbe di leggieri potuto arricchir quest’ope-
ra di quantità maggiore, so non si fosiè piegato a compiacere a quei, che
di soverchio importuni ne sono andati lòllecitando la pubblicazione , ed
averte voluto Ipogliare affatto quei due libri d’antica soultura, che da lun-
go tempo intagliati si veggono nelle lue stampe . Amò quesf uomo tanto
benemerito della Repubblica delle lettere fino da’principi del Pontificato
del gran CLEMENTE d’onorare le sue carte col venerato nome di lui,
elponendo al pubblico sotto i siioi aulpicj un libro d’Architettura, e non
si tosto conobbe aver consoguito il gradimento , e incontrato il genio del
soto Sovrano , che subito poso mano a formare quest’opera di Scultura , e
a disporne un’altra delle antiche bellistìme PITTURE, trovate intatte tra le ro-
vine di splendidi edifizj.
Nel tessère il presonte generai disoorso, ed i soguenti particolari, ho
procurato di non lasoiare colà alcuna , la quale posià sèrvire a dare una
perfetta notizia di quelle statue , delle quali^ è comporto quello volume. ,
Nel dar poi ragione delle medesime mi son sorvito per lo più delle con-
ghietture, le quali benché forti, e probabili, per nulla più postòno essèr
contate, che per ombre di verità ; non deono però talmente deprezzarli,
che si nieghi a loro il ricorso, quando dalla certezza de’ fatti ella non può
averli. Il limile s’è praticato in alcune altre, che sombrano essère ritratti
di persone qualificate , e che coll’aggiunta di varj simboli anno voluto gli
artefici farle comparire in figura di qualche deità, o virtù; e benché io non
le abbia proposte con certezza de’ perfònaggi, pur m’è piaciuto attribuir-
le ad alcuna Principellà Augusta, ( giacché nelle muliebri è più frequente
Tuso, e maggiore la difficoltà ) non perche quelle si facellèro in maggior
nume-
mero immenso, al quale sono cresciute le moderne statue mi si permetta
almeno generalmente di ragionare, non sarà iperbole il dire , che nulla
ceda a quello delle antiche perdute-, poiché sé si prendono a considerare
tutte quelle , che si venerano so i làgri altari , che adornano i làgri tem-
pli , che a’maestosi Cristiani mausolei fanno corona, che le pubbliche
piazze , e fonti abbellifcono, che nelle private caso , e giardini stanno
riposte, si dirà forsè, che minor quantità le ne dislipò , di quelle , che
nuovamente ne sieno fiate prodotte ; onde poi aggiunte a quelle tan-
te rimasèci dalla voracità de’ tempi, delle quali non è angolo in Roma o
pubblico, o privato , che non ne ostenti in abbondanza il numero, si po-
trà sèmpre con certezza aflèrmare, essere fiati ingiufii coloro, che non
anno làputo parlare delle magnificenze dell’antica Roma lènza pregiudizio
di quella , che ne’nostri tempi più maestosà, e più bella è risiuta.
Domenico de Rolsi architetto di questa nobil opera , che oggi elèe
dalle soe stampe, benché abbia avuta intenzione di fare una raccolta delle
più stimate statue di Roma, non ha però sdegnato porvene alcune d ar-
tifizio meno eccellente, o perchè rappresèntassèro uomini di chiara me-
moria , per cui si supplislè alla minor perfèzione delsarte, o perchè por-
tasièro leco misteriolè, ed erudite ostèrvazioni, colle quali potesièro i let-
terati penetrar più a dentro negli arcani dell’antichità . Non ossèrvò egli
altro ordine nel dilporle, che quello di tenerle unite neìuoghi , ove elle
oggi si trovano , e volle aggiungere alle Medicee alcune, che si veggono
nella città di Firenze , si perchè parte delle medesime fu una volta
in Roma, come ancora perchè laltre sono di così rara eccellenza, che
meritano d’essèr poste al pubblico ; Mescolò poi tra le antiche molte del-
le moderne d’eccellente lavoro , affinchè il paragone facestè fede della pe-
rizia de’ nostri artefici ; ed averebbe di leggieri potuto arricchir quest’ope-
ra di quantità maggiore, so non si fosiè piegato a compiacere a quei, che
di soverchio importuni ne sono andati lòllecitando la pubblicazione , ed
averte voluto Ipogliare affatto quei due libri d’antica soultura, che da lun-
go tempo intagliati si veggono nelle lue stampe . Amò quesf uomo tanto
benemerito della Repubblica delle lettere fino da’principi del Pontificato
del gran CLEMENTE d’onorare le sue carte col venerato nome di lui,
elponendo al pubblico sotto i siioi aulpicj un libro d’Architettura, e non
si tosto conobbe aver consoguito il gradimento , e incontrato il genio del
soto Sovrano , che subito poso mano a formare quest’opera di Scultura , e
a disporne un’altra delle antiche bellistìme PITTURE, trovate intatte tra le ro-
vine di splendidi edifizj.
Nel tessère il presonte generai disoorso, ed i soguenti particolari, ho
procurato di non lasoiare colà alcuna , la quale posià sèrvire a dare una
perfetta notizia di quelle statue , delle quali^ è comporto quello volume. ,
Nel dar poi ragione delle medesime mi son sorvito per lo più delle con-
ghietture, le quali benché forti, e probabili, per nulla più postòno essèr
contate, che per ombre di verità ; non deono però talmente deprezzarli,
che si nieghi a loro il ricorso, quando dalla certezza de’ fatti ella non può
averli. Il limile s’è praticato in alcune altre, che sombrano essère ritratti
di persone qualificate , e che coll’aggiunta di varj simboli anno voluto gli
artefici farle comparire in figura di qualche deità, o virtù; e benché io non
le abbia proposte con certezza de’ perfònaggi, pur m’è piaciuto attribuir-
le ad alcuna Principellà Augusta, ( giacché nelle muliebri è più frequente
Tuso, e maggiore la difficoltà ) non perche quelle si facellèro in maggior
nume-