Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0022
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
DE GLI ANFITEATRI

31

/cagliò /opra di costui, e lo fece in pezzi ;
Soz t-s- per Io che dice l’Autore, e con lui Sozo-
meno, allora per la prima volta refiò preffo
PvmaIoi! Romani sbandito tal genere di fpettacolo.
Vera cola è, che non mancaron per
fj.oV yd- querto spettacoli Anfiteatrali, e feroci,
ma di bestie.
X vdi- Gladiatori, e Beftiarii distinse già fin Cice-
circ. l. 5. rone in più luoghi : questi furon detti anche
^•59“ Cacciatori, e cacciatori Arenarii, de’quali
veggasi il Bulengero, che ne trattò ampia-
mente. Dice Simmaco, che per sontuosa che
fosse la ferta , non era niente, se non vi pu-
gnavano i Cacciatori più bravi. I modi va-
rj, e mirabili, con cui scherzavano, intor-
no alle belve costoro, e la dertrezza, e i ritro-
vati, e gli strumenti de’quali si servivano,
si posson raccogliere singolarmente da al-
cuni partì di Tertulliano, e di Vospisco, edi
Prudenzio, e sopra tutto da quella Epi-
V*r- ut. fiola di Cassìodorio, che gli deserì ve , ris-
s'4i‘ centrata con le sigure rappresentate ne’due
Dittici publicati dal P. Viltemio, dove al-
cuni di que’ modi si veggono espressi . A
tempo di Simmaco degli animali dertinati
, a spettacolo si pagava gabella, ed era una
’ ' <■£• quadragesima ; il che apparisce, dov’ ei si
duole, che si volesse farla pagare a chi era
in dignità, dovendo cader sidamente su i
negozianti. Sul fine del quinto secole vietò
anche il combatter con Fiere l’Imperadore
Anastagio, se crediamo a Teofane ; ma i
due Dittici sopramentovati ci fanno vede-
re sanguinosi giuochi di Fiere in Cortanti-
nopoli nel Considato di quell’ Anartagio
che fu Console Orientale, I’ anno 517 in-
sicine con Agapito . In Roma vediamo
ancora tal sorte di spettacoli nell’anno 519,
avendogli solennemente dati nell’ Anfitea-
tro Eutarico Cillica per occasione del suo
Considato, e fatte venir d’Africa bertie di
vario genere, di che fa memoria Senatore
nel Cronico, accennando nell’ istesso tem-
po, che a giorni suoi ciò andò in disuso.
Continuava ancora nel 523, avendogli da-
ti Anici© Martimoparimente nel suoConso-
Iato, e deserìvendogli Calsiodorio rtesso, e
5‘ 41, dicendo, che si andava con piacere, dove 1’
umanità avrebbe dovuto inorridire.

Non è da tacere, come altr’ uso dell’ An-
fiteatro fu per supplizii, di che abbiam
molte testimonianze ne gli Scrittori; così
talvolta anche de’Teatri, e del Circo. D’
Xc/g. c. 45. un reo ssagellato per tutti tre i Teatri par-
la Svetomo ; d’ uno abbrugiato nell’ Ippo-
dromo fa memoria Filone, d’altro Snida.
Riprese però acremente Lattanzio il pren-
derli de i supplizj piacer dal popolo. Que-
llo costume fece consacrar molte volte gli
Ansiteatri dal /àngue de’ Martiri, che pres-

so Gentili si computavano tra’ malfatto-
ri . Nelle publiche disgrazie si gridava su-
bito,« Crisiiani a' Leoni, quali per elsi venissè Ter. Ap.
ogni male. Gli esposti ora si legavano, per- ca?‘ 4°'
che sodero senz’ altro sbranati ; or si fàce-
an contrasfare, e combattere, per prolun-
gare il fiero diletto. Anche 1’ usanza di far
combattei' quai Gladiatori tra se i presi in
guerra, della quale diede esempio Anniba-
ie, quando così costrinse i prigionieri Ro-Ww.U
mani, continuò per lo meno tutto il quar-
to secolo; parlando Simmaco de’ Sartòni, e z. 4ó.
de’ Sarmati, che fecero in querto modo dil-IO- 6S-
semortra. Ma dentro il /erto secolo svanì
ogn’ uso de’ giuochi Anfiteatrali. A Co-
rtantinopoli , e nelle Città d’ Oriente gli
sbandì del tutto Giurtiniano, come abbiam
da Procopio; e nè pure in Italia se ne tro- nifi. Are.
va dopo quel secolo menzione alcuna .(a?- 6-
Allora fu, che il grand’Anfiteatro di Tito
refo inutile , e abbandonato, cominciò a
/offrir gl’ insiliti e del tempo, e de gli uo-
mini. Si accrebbe la sila disgrazia dall’ ef-
sere nello seemar della popolazione rimasa
vacua d’abitatori quella parte della Città,
e per più secoli tenuta come campagna. Ma
tantooramaibartiper l’irtoria del Romano,
e passìam finalmente a gli Ansiteatri, che
furono fuor di Roma.
CAPO SETTIMO.
Malamente crederfì ? ebe fosie Anfi-
teatro in ogni Citta dell Imperio.
Si sa prima osiervafton nella
Grecia.
IL sistema Romano, che di Romani Cit-
tadini popolava il Mondo con le Colo-
nie, e che per l’affètto prodotto dalla par-
ticipazione della Cittadinanza trasformava
in Romani anche gli altri popoli, diffùse
in ogni parte l’i/tesse dilettazioni. Gladia-
tori , e Fiere veggonsi nelle Spagne fino a
tempi di Tullio in un’ Epirtola d’ Asinio pam. 1. w>
Pollione. A’ tempi di Nerone era già in uso
il darli tali spettacoli da’ Presidi nelle Pro-
vincie, mentre abbiamo in Tacito, ch’egli Ann.l. i3.
loro il vietò. S’invaghirono parimente l’al-
tre Città, e I’ altre genti d’aver gli edifizj,
ne’quali meglio campeggiavano sì fatte mo-
rire; però l’Ansiteatro ancora si emulò in
più luoghi. Anzi se noi ce ne riportiamo
all’opinion comune, e a quanto si legge in
mille libri, questa fu la fabrica in tutte le
parti dell’ Imperio più d’ogr? altra frequen-
te, talché ogni Città ne fss adorna. Quali
tutti gli Autori di storie particolari seorte-
sia grande creduto avrebbero il non far re-
galo
 
Annotationen