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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0023
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LIBRO

Mp. I.
crebra
admo-
dum in
'Provineiis

Monts. t.
3-P- 259-
p .261. in
agro Au-
guftodti.
ne ufi pii/,
finta Am-
phithea-
tr a silo
P<cne
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uisuntur.

gaio alle lor patrie d’ un Anfiteatro,poten-
do uscirne con sì poca spesa : e tanto più
avendo dalla sua gli eruditi tutti con Lip-
sio alla testa, che affermò com’ erano fpejfi
grandemente nelle Provincie tutte, e più de’
Teatri, Stadii, o Circhi, e rara e (seresia-
ta quella Colonia, o Municipio, che non 1’
avesse. Quella immaginazione a tempi
nostri si va ampliando di giorno in gior-
no, talché si legge nella recente grandis-
sima raccolta d’Antichità figurate, non so-
lamente che ogni Città avea il fino Anfitea-
tro , ma che dove Roma Metropoli del
Mondo , e patria di tai meraviglie, pro-
priamente parlando n’ ebbe uno, ne’ con-
torni della Città d’ Autun in Borgogna
quasi piante che germogliassèro, ne fosser
molti.
Ma io tutto all’ oppoflo dirò con asse-
veranza, che niun edilizio fu più raro, e
che Anfiteatro stabile poche fur le Città
che avellerò : assai mi diffonderò in dimo-
slrarlo, sì per essere nella storia de gli An-
fiteatri punto essenziale,e sì per isgombrar
con quello molti equivoci, che per tal fal-
la supposizion comune anche trattando d’
altro si soglion prendere. Il primo argomento
di tal verità è patente agli occhi di chiun-
que avrà benossèrvatigh avanti che riman-
gono del Romano Ansiteatro, e del Vero-
nese ; poich’ egli è agevole il riconoscerne,
come quello fu il più superboedilìzio, che
i Romani ideassèro, e di tal costruzione fu,
e di tal mole, che nonpoteano esser molte
le Città fornite di tutto quel che si richie-
deva per inalzarlo. La potenza Romana
noi ridussè a tal segno per fino all’ età di
Vespasiano; e Roma compendio del mondo
sette Circhi bensì ebbe oltre al Massimo per
testimonio di Vittore,ma com’ abbiamfat-
to vedere, atto ad esser adoprato ne’publi-
ci giuochi un Anfiteatro solo. Altra dimo-
slrazion ci presta l’avvertire, in quanto po-
chi luoghi reliquie d’ Anfiteatro oggi si ri-
trovino; poich’ egli è certo, che dove sòs-
se stata una fabrica dell’eslensione, e della
bruttura di quella di Verona, molto diffi-
di sarebbe, che si fosse diflrutta in modo
di non rimanerne pur 1’ orma; mentre le
parti interne, e bassè malagevolmente po-
teano affatto perir da se, nè senza grandis
lima difficoltà del tutto disfarli da gli uomi-
ni ; e poiché tale annichilamento non è se-
guito in Verona, che per la sua situazione
su sopra ogn’altra Città di continuo espofla
alle irruzioni, alle guerre, alle vicende ,
agli eccidi! ; molto meno dovrebbe esser se-
guito nell’altre. Aggiungali, eh’una im-
mensa quantità di così grandi, e solide, e
riquadrate pietre > non saprei come potes-
Km Illufir, Parte IV,

PRIMO.

34

sero esser sì fattamente svanite, che nelle
vecchie fabriche di quelle Città non se • ne
vedessè in copia ; poiché ninno si prendea
cura di farle in polvere, ma si toglieano da
gli edifizj vecchi per tisarle ne i nuovi. In
Verona però della parte minata dell’ An-
fiteatro con ficuri contrasegm moltissime
pietre si riconoscono nelle mura antiche, ne’
ponti, nella muraglia del Calici vecchio,
nel basamento di quella che circonda l’or-
to del Palazzo già Scaligero, or del Capi-
tan grande, ? sparsamente in più altri luo-
ghi ,
Maggior Scurezza di quello fatto potrà
darci una sommaria seorsa per le provincie
Romane. Qual parte in primo luogo avreb-
be dovuto abbondarne più della Grecia ,
ove tanto bollì l’amore degli spettacoli, e
tanto fiorì 1’ arte edisicatoria, e fu sì gran
dovizia di marmi e pure non furono in
Grecia Anfiteatri, come si rende manifeflo
dal consenso in tacerne di tutti gli Autori,
e de* monumenti Greci tutti; potendosi bea
credere, che nel paese, ove non fu sallò,
che rinomato non fòsse, non sarebbe rima-
fa occulta , e immemorata una tanta mole.
Pausania, che sì accuratamente la Grecia
deserisse,non nominò Ansiteatro mai. Così
non ne parlò. Polluce, che del Teatro ragie- z3. 6 3Oà
nò tanto; anzi pofitivamente l’escluse, do-
ve affermò due maniere di spettacoli aver
la Grecia, altri Gimnici, e-d altri Scenici,
e che il luogo di quelli era Io. Stadio, di
quelli il Teatro. Ne’ cinque generi di cer-
tami sì famosi in Grecia, ninna parte eb-
bero mai Gladiatori, 0 Fiere : il che come
in. molti libri, così può rieonoseersi nell’
Antologia, ove di Giuochi si favella. Ho
però voluto feorrerne un Manuscritto, eh’
10 sperai potessé avere assai di più che le stam-
pe, per esser di mano dì Massimo Pianude ,
che fu !’■ ultimo raccoglitore d’ epigrammi
Greci. Conservasi tal codice nella publica
Libreria di S. Marco, e contien nel fine quel m. 5< g,
traspor lamento dell’ Evangelio di S. Gio-
vanni in versi eroici, che comincia A^pa-
vosiiv &c. dato fuori per Aldola prima vol-
ta, e tenuto comunemente per di Nonno
autor delle Dipnisiache, ma.Lasseriscequi
esser d’Ammonio Filolòfo , e Retore- :
Mp.pAidou, x&l fiviro poi; p.tra/3oXn &C.
Ora a piè di quesb opera notali, come fu
scritta da Massimo Pianude in Cossantino-
poli. nel Mona fiero del Salvatore cognomina-
to Incomprenfibile : %eipi povczyfi tx
tifròt; K&v$avTi3!&7rQhto$ xarà tIuj>
pavidi rii trcarupog Xp/^a tImj ra A'xara^Tms
ÌTTOPOsta^opitylou : ed avanti essa è l’Anto-
logia scritta dall’ islessà mano; ma con tut-
to ciò non ci ho osservato epigrammi citta
c gli
 
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